Galan resta in cella ma l'accusa perde pezzi

Galan resta in cella ma l'accusa perde pezzi

Una sconfitta, ma ai punti. Giancarlo Galan resta in cella, a Opera, ma tutte le accuse per fatti precedenti al 22 luglio 2008 cadono sotto la ghigliottina della prescrizione. Il tribunale del Riesame in sostanza conferma l'impianto della procura di Venezia, ma sfronda le contestazioni formulate contro l'ex governatore della regione Veneto, nei guai per la tangentopoli del Mose. E questo nella prospettiva di una lunga battaglia giudiziaria può avere il suo peso. Escono di scena i finanziamenti illeciti per le campagne elettorali, sparisce la dazione da 200mila euro ricevuta all'hotel Santa Chiara, scompare, almeno per gli anni che vanno dal 2005 al 2008, il sontuoso stipendio di 1 milione di euro l'anno di cui aveva parlato il dominus del Consorzio Venezia nuova Giovanni Mazzacurati, finiscono in nulla buona parte dei lavori di ristrutturazione della villa di Cinto Euganeo. Insomma, lo zaino che pesa sulle spalle dell'ex ministro si alleggerisce, ma solo perché il tempo lavora a suo favore.

La corruzione, per il tribunale del Riesame, ci sta tutta: resta in piedi il superbo gettone da un milione l'anno, almeno fra il 2008 e il 2011, resta la risistemazione della barchessa nella dimora di Cinto Euganeo, resta la partecipazione azionaria in alcune società, fra tutte la Adria infrastrutture, di cui Galan sarebbe stato socio occulto con una quota del 7%, almeno per un certo periodo.

Bisognerà attendere le motivazioni del provvedimento, fra qualche giorno, per capirne di più, l'impressione è che la procura stia dosando scientificamente la discovery delle carte in suo possesso. Così, per l'udienza davanti al Riesame i pm hanno calato tre nuove carte: i verbali di due imprenditori e di un professionista che in vario modo parlano di mazzette, versate o promesse, e di pagamenti in nero. Fra le altre, ecco la testimonianza di Salvatore Romano, il medico condotto di Lozzo Atestino, che vendette all'allora governatore la villa di Cinto Euganeo. Romano è netto: «Per quella villa ho ricevuto un milione e 100mila euro in nero». Oltre a 700mila euro in bianco. Una frase che smentisce Galan e che avvalora, sia pure indirettamente, i racconti milionari di Mazzacurati, anche se l'episodio è datato. E nemmeno si può sottovalutare la deposizione di Pierluigi Alessandri della Sacaim costruzioni che ha svelato ai pm di aver allungato a Galan 115mila euro di tangenti, suddivise in mini tranche . Il motivo? Per poter trainare la propria impresa dentro il perimetro della mangiatoia pubblica. «Purtroppo – ha spiegato Alessandri – il sistema era questo». E ancora c'è Andrea Mevorach che avrebbe rifiutato le pretese illecite del governatore fino a provocarne l'ira: «Non fare il furbo, sai bene di cosa parlo, la politica va aiutata».

Ma la partita è lunga e complessa, fra conti correnti da esplorare, rogatorie in attesa di risposta, testimonianze, come quella dell'ex segretaria Claudia Minutillo, che Galan considera calunniose. Lui, in un'affannosa corsa contro il tempo per evitare le manette, ha chiesto ripetutamente ai pm di essere interrogato per poter chiarire la propria posizione ma la procura ha sempre risposto picche. L'interrogatorio, nella fase delle indagini, è uno strumento investigativo e i pm non scommettevano un centesimo sull'utilità di un faccia a faccia con l'indagato. Risultato: il 22 luglio scorso la Camera ha dato l'ok all'arresto dell'ex governatore e lui, nel giro di poche ore, è passato da una stanza dell'ospedale di Este, dove era finito dopo una rovinosa caduta mentre potava le rose, ad una cella del carcere di Opera. Attrezzato per ospitare pure detenuti con problemi di salute. Lì resterà anche nelle prossime settimane, mentre i suoi legali Antonio Franchini e Niccolò Ghedini prepareranno il ricorso in Cassazione. Gli avvocati puntavano, se non sulla scarcerazione, almeno sulla concessione degli arresti domiciliari. Il riesame ha bocciato anche questa proposta.

Il caso esplode il 4 giugno. La Procura di Venezia, nell'ambito dell'inchiesta sulle mazzette per il Mose, chiede l'arresto del deputato di Fi Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto

Galan si dice innocente. Ma la Camera, il 22 luglio, dice sì al suo arresto.

L'ex governatore, appena uscito dall'ospedale dove si trovava per una frattura, viene portato a Opera

Galan è accusato di aver preso circa un milione l'anno. Lui, nelle memorie presentate, smentisce tutto. Ieri il «no» del tribunale del Riesame alla sua scarcerazione

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