Gambia, il dittatore fugge con la cassa dello Stato

Yahya Jammeh cede il potere ma si porta in Guinea Equatoriale 12 milioni e auto di lusso

Gambia, il dittatore fugge con la cassa dello Stato

Lo potremmo definire un connubio tra lestofanti nel ventre di madre Africa. Da una parte il deposto presidente golpista del Gambia Yahya Jammeh, dall'altra il dittatore della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang, il più longevo capo di Stato assieme al presidente a vita dell'Angola José Eduardo dos Santos (in carica dal 1979). Alla fine il Gambia è riuscito a liberarsi dell'uomo che strizzava l'occhio ai Boko Haram e che con i suoi metodi feroci ha costretto alla fuga nelle ultime settimane 45mila persone, tutte dirette (ce ne accorgeremo nei prossimi mesi) verso il Mediterraneo.

Jammeh, che aveva rifiutato di lasciare il potere nonostante la sconfitta alle presidenziali dello scorso 1° dicembre, è fuggito sabato con un volo privato portandosi dietro la cassa dello Stato, quasi 12 milioni di dollari, ma anche automobili di lusso affidate a un aereo cargo offerto dal Ciad e atterrato ieri a Malabo, la capitale guineana. Il braccio di ferro, che ha trascinato il minuscolo Gambia sull'orlo di una guerra civile, si è risolto quando le truppe del Senegal, su invito delle Nazioni Unite, hanno varcato il confine gambiano minacciando di usare la forza per far valere la legittima vittoria elettorale di Adama Barrow. Nelle prossime ore è atteso l'insediamento ufficiale di Barrow, che aveva giurato nell'ambasciata del suo Paese a Dakar.

La decisione di Jammeh di chiedere ospitalità alla Guinea Equatoriale non è affatto casuale. Si tratta di un Paese non firmatario della Corte Penale Internazionale, quindi Jammeh, nonostante le denunce presentate al Tribunale dell'Aja per crimini contro l'umanità, è sicuro di farla franca. Parte dei 12 milioni di dollari andranno in dote al padrone di casa Obiang, anche lui non proprio uno stinco di santo. Il vergognoso arruolamento di bambini nelle raffinerie di petrolio è solo l'ultimo brutto affare che lo vede coinvolto.

All'apparenza il 75enne Obiang sembra un uomo affabile, accusato di sorridere sempre, persino nelle situazioni in cui il sorriso appare meno raccomandabile. La rivista Forbes l'ha collocato all'ottavo posto nella classifica dei dittatori più ricchi al mondo, con un patrimonio di 600 milioni di dollari. Nonostante questo Obiang inizia a perdere qualche colpo, travolto dagli scandali, dalla sfacciata cleptocrazia e dai crimini perpetrati dal figlio Teodorin, sotto processo in Francia per corruzione. Obiang è lo zio di Pedro, centrocampista del West Ham di Londra, che però da tempo ha preso le distanze dal parentado scegliendo di difendere i colori della Spagna.

Ieri l'opposizione ha protestato per l'arrivo di Jammeh in Guinea Equatoriale, dichiarando l'ingombrante gambiano «persona non gradita». Obiang da parte sua non ha replicato e se dovesse intervenire sarà per fare arrestare chi oserà mettersi di traverso.

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