Un garbato sopruso

Bravo, bravissimo, non c'è dubbio, salvo per un dettaglio che lo ha scostato da ogni precedente premier che convoca una conferenza stampa per non rispondere

Un garbato sopruso

Bravo, bravissimo, non c'è dubbio, salvo per un dettaglio che lo ha scostato da ogni precedente premier che convoca una conferenza stampa per non rispondere. Ieri Mario Draghi l'ha detto e fatto davanti ai giornalisti ai cittadini che volevano la sua verità. Su Omicron, certamente. Ma sul Quirinale anche. Non è difficile capire i motivi che hanno consigliato Draghi dall'agire come ha agito, ma non possiamo fingere di non accorgerci che siamo stati trattati come figli di un Dio minore.

Ma ve lo immaginate un primo ministro inglese, un Boris Johnson, che apre la sua conferenza dicendo ladies and gentlemen sono qui pronto a rispondere a tutte le vostre domande salvo quella che vi interessa di più?

E tuttavia è accaduto. Certo, Draghi si è voluto sottrarre al Risiko del Quirinale ma l'ho fatto con un'arma proibita. È buona consuetudine democratica occidentale per un primo ministro, presentarsi nudo come San Sebastiano, e lasciarsi colpire da tutte le frecce e da tutte le direzioni. Siamo ancora tutti a bocca aperta. Essendoci due temi su cui illuminarci, l'uno di natura sanitario amministrativa e l'altro di natura politica e costituzionale, abbiamo udito il premier che pure quella conferenza stampa l'ha convocata, che lui, sorry, non intendeva rispondere alle domande dell'argomento politico, cioè il Quirinale. Lo ha fatto con quel suo modo glaciale ma garbato, ma lo ha fatto. Altro stupore: l'intera congerie dei giornalisti presenti non ha formalmente protestato, ma lo ha assecondato. Anche il giornalismo si è dimostrato poco all'altezza delle sue pretese.

Sia ben chiaro, io personalmente adoro la condotta di governo di Mario Draghi, ha dato una formidabile leadership a un palazzo che da troppi anni ne aveva viste di tutti i colori e ne aveva fatte vedere di tutti i colori a noi italiani. Ci spendiamo le mani dagli applausi. Ma ciò non toglie che dal momento che la questione del Quirinale è centrale per l'informazione, per la politica, per la Costituzione, per la realtà, tutti abbiano accettato senza batter ciglio un garbato sopruso o un annunciato rifiuto, come se ciò fosse perfettamente normale.

Non lo è affatto. Ci dispiace per Draghi e ci dispiace per il giornalismo dove abbondano i cuor di leone. Nel mondo delle grandi democrazie, non sarebbe stato accettato passivamente. Segno che non siamo poi una grande democrazia.

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