Garlasco senza fine. Nessun movente e pochissime prove: per Sempio e Stasi destini allo specchio

Oggi come 18 anni fa tengono banco personaggi improbabili: dalle Cappa a Lovati

Garlasco senza fine. Nessun movente e pochissime prove: per Sempio e Stasi destini allo specchio
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"Passato un certo periodo di tempo, bisogna anche rendersi conto che la giustizia non è più in grado di ricostruire la verità". (Carlo Nordio, 6 novembre 2025).

E invece no. È come se un intero paese - un paese che ha messo nel dimenticatoio stragi irrisolte e delitti eccellenti - stesse appeso, giorno dopo giorno, a una sola domanda: chi ha ucciso Chiara Poggi? Nel vorticare interminabile di notizie sul delitto di Garlasco, forse è venuto il momento di fermarsi un attimo e farsi un'altra domanda: come è possibile che da più di sei mesi una sola vicenda giudiziaria sia divenuta una sorta di notizia permanente, il focus di un'attenzione collettiva senza precedenti, il cratere di una attenzione spasmodica che travolge a colpi di clic qualunque altro evento raccontato dai media nell'epoca dell'informazione globale?

Per rispondere, bisogna sezionarne i passaggi e i protagonisti. Per arrivare a una prima risposta: Garlasco è l'evento perfetto. Non si era mai vista una vicenda giudiziaria in grado di riassumere in sé i requisiti necessari a conquistare l'attenzione. È una storia che riassume in sé la fragilità del sistema giustizia, capace di prendere in sequenza decisioni incompatibili l'una con l'altra. È una storia che mette a nudo le imperfezioni degli apparati dello Stato, il pressapochismo degli investigatori, la sciatteria degli inquirenti, la invadenza partigiana dei mass media. Solo una congiunzione astrale irripetibile ha potuto fare sì che nelle indagini su questo crimine di diciotto anni fa convergesse una lista tanto inverosimile di errori. Ma altrettanto irripetibile e decisiva è l'apparizione sulla scena di attori improbabili fatti apposta per appassionare e dividere. Era accaduto diciotto anni fa con le gemelle Cappa, che per esibire il loro dolore fabbricarono un fotomontaggio insieme alla vittima. Oggi l'apoteosi porta il nome di Massimo Lovati, avvocato poi cacciato del nuovo indagato Andrea Sempio, che dopo avere vagato da una telecamera all'altra strologando di santuari e apparizioni, approda in stato di squilibrio etilico sul canale di Fabrizio Corona.

La morte di Chiara Poggi non è tecnicamente un cold case, un delitto irrisolto. Non era neppure un caso particolarmente controverso, fino al marzo scorso. La condanna di Alberto Stasi, arrivata dopo due assoluzioni, è stata - secondo il ministro Nordio - una assurdità giuridica. Eppure né l'opinione pubblica né i mass media si erano agitati in difesa dell'ex fidanzato di Chiara. Se il nuovo procuratore della Repubblica di Pavia, Fabio Napoleone, non avesse deciso l'anno scorso di riaprire il caso, Stasi avrebbe finito di scontare la sua condanna, continuando a protestarsi innocente, senza che molti gli dessero retta. Eppure la nuova indagine, che punta a ribaltare l'esito della prima ha trovato terreno fertile nei media e nel pubblico, creando per la prima volta un'area di dubbiosi sulla colpevolezza del condannato. Argomenti ostici come gli aplotipi del Dna sono divenuti oggetto di dibattito. Al partito degli anti-Stasi irriducibili si è contrapposto il partito degli anti-Sempio, spesso armato di argomenti altrettanto inconsistenti.

Ma cosa c'è oggi, a carico di Sempio? Per quanto se ne sa finora, non molto. Tracce minimali di Dna sulle unghie di Chiara, una impronta non insanguinata sulle scale di casa Poggi. Più, in ogni caso, di quanto collegava al delitto Alberto Stasi: che venne condannato non per avere lasciato tracce sulla scena ma anzi per non averle lasciate, e questo venne considerato incompatibile con il suo racconto della scoperta del corpo. Quale sia stato il movente di Stasi, neanche le sentenze di condanna lo sanno. Ma neanche per indagare Sempio si è ipotizzato finora un motivo che avrebbe potuto portarlo - diciottenne, "un po' sfigato" secondo i racconti della sua compagnia di allora - ad assassinare la sorella del suo migliore amico.

Così, in questo vuoto speculare di moventi e di prove, a invadere la ribalta sono i colpi di scena, le svolte improvvise. Alcuni campati in aria, altri ipotetici. Della nuova analisi degli schizzi di sangue, tuttora segreta, vengono pubblicate versioni opposte. Ci sono anche le svolte vere: lo scontrino di Sempio, il suo alibi per la mattina del delitto, che si sgretola; l'appunto trovato a casa di suo padre, che fa pensare a una tangente in cambio dell'assoluzione. A tenere alta la tensione del plot c'è un mix di sentimenti di protagonisti e spettatori dove c'è dentro di tutto: paura, vanità, desiderio di giustizia, morbosità.

Ma non basterebbe se la sequenza degli eventi non offrisse con cadenza costante nuovi spunti al giallo. Peccato che all'inizio di tutto ci sia una morte vera, di cui la nuova perizia si avvia a dare una ricostruzione ancora più angosciante.

(1. continua)

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