Gaza City sarà evacuata. Il dopoguerra di Trump (col genero e Tony Blair)

L'Idf: "Operazione inevitabile". Il vertice a tre per parlare del "piano globale" sulla Striscia

Gaza City sarà evacuata. Il dopoguerra di Trump (col genero e Tony Blair)
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Donald Trump lavora ad un piano per il dopo-guerra a Gaza, mentre nella Striscia si continua a morire per fame o per gli attacchi dell'Idf, che alla periferia di Gaza City sta preparando l'offensiva per conquistare la città più grande del territorio palestinese, definendo "inevitabile" la sua evacuazione. A rivelare il "grande incontro" alla Casa Bianca, presieduto dal presidente Usa sul futuro dell'enclave palestinese, è l'inviato speciale Steve Witkoff, il quale parla di un "piano globale", ma senza fornire ulteriori dettagli. Si tratta di un vertice dietro le quinte, che non compare neppure nel programma ufficiale di Pennsylvania Avenue, a cui partecipano dirigenti americani e israeliani, con un incontro anche tra il segretario di Stato, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Gideon Sa'ar. Secondo Axios, tra i presenti ci sono Jared Kushner, il genero di Trump, e l'ex premier britannico ed ex inviato del Quartetto europeo per il Medioriente Tony Blair, con l'obiettivo di presentare al The Donald idee per un piano post-bellico senza Hamas al potere. Anzi sono proprio loro due, secondo il sito, i registi dell'operazione, indispensabile per qualsiasi iniziativa diplomatica per la fine della guerra, anche se ricostruire un'enclave distrutta e progettare un'architettura politica e di sicurezza che tutte le parti possano accettare sarà incredibilmente difficile. "È un piano molto completo che stiamo elaborando, e molte persone vedranno quanto è solido e come rifletta le motivazioni umanitarie del presidente", assicura Witkoff.

Lo Stato ebraico, intanto, non cede alle proteste che chiedono la fine della guerra, e anzi l'Idf fa sapere che l'evacuazione di Gaza City è "inevitabile". "Ogni famiglia che si trasferirà a Sud riceverà i più generosi aiuti umanitari, attualmente in fase di elaborazione", afferma su X il portavoce in lingua araba dell'esercito, Avichay Adraee, sottolineando che "l'Idf ha iniziato a lavorare per portare le tende, preparare le aree per l'istituzione di complessi di distribuzione degli aiuti" nel sud della Striscia. Affermazioni che sembrano incuranti agli appelli di Papa Leone: "Supplico che siano liberati tutti gli ostaggi, che si raggiunga un cessate il fuoco permanente, che si faciliti l'ingresso degli aiuti umanitari, che non si ricorra all'uso indiscriminato della forza e che venga integralmente rispettato il diritto umanitario, in particolare l'obbligo di tutelare i civili e i divieti di punizione collettiva e di spostamento forzato della popolazione".

Il premier Benjamin Netanyahu, da parte sua, torna a incensare l'alleato americano, rispondendo "probabilmente no" a chi gli chiede se il massacro del 7 ottobre sarebbe avvenuto ugualmente con Trump alla Casa Bianca. Con Donald presidente "l'Iran sarebbe stato più cauto", chiosa: "È difficile dirlo con questi maniaci. L'Iran avrebbe controllato completamente il suo gregge? Forse", aggiunge nel corso di un'intervista. Mentre parlando di Hamas a Gaza, spiega: "Non lasceremo lì quei mostri, libereremo tutti i nostri ostaggi, faremo in modo che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Ho detto che avremmo impedito la creazione di uno Stato palestinese, e lo stiamo facendo, insieme".

E all'Onu l'ambasciatore israeliano Danny Danon respinge le accuse sull'attacco all'ospedale Nasser: "È stata una tragedia. Ci dispiace che in tempo di guerra si verifichino incidenti di questo tipo, ma il nostro obiettivo è combattere i terroristi, non i giornalisti".

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