A Gaza liberi altri tre ostaggi. La solitudine di Yarden Bibas

Gli avevano imposto anche di sorridere, come hanno fatto per le restituzioni precedenti, ma anche la schiavitù ha i suoi limiti: Yarden Bibas, 35 anni, non può sorridere

A Gaza liberi altri tre ostaggi. La solitudine di Yarden Bibas
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«Saluta con la mano» indica il terrorista con la mano libera dal kalachnikov e Yarden la agita. È l'ultimo gesto di sottomissione ai miliziani che circondano il palco su cui lo hanno issato. Gli avevano imposto anche di sorridere, come hanno fatto per le restituzioni precedenti, ma anche la schiavitù ha i suoi limiti: Yarden Bibas, 35 anni, non può sorridere; nemmeno quel poco che gli altri due rilasciati di ieri, Ofer Calderon e Keith Siegel, sono riusciti a fare dal palco con un angolo della bocca. Yarden porterà con sé per sempre la grotta nera in cui è rinchiuso da quando il 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz, 400 abitanti, lui, sua moglie Shiri, Kfir di 9 mesi e Ariel di 4 anni, i bambini coi capelli più luminosi del mondo, sono stati rapiti. Li hanno presi separatamente, Yarden era ferito alla testa. Shiri, Kfir, Ariel avvolti in una coperta sono stati rapiti su una moto, sulla faccia di Shiri una smorfia di terrore, vengono portati via mentre Yarden si batte disperatamente contro l'invasione barbarica. Poi viene rapito anche lui. L'opinione pubblica israeliana vedrà un'immagine in piedi davanti a una baracca in cui Shiri e i bambini tre vengono infilati per poi per sempre sparire. Di Yarden, un video crudele lo mostra in lacrime; da allora si è sospettato senza che Israele abbia mai confermato, che la strage era avvenuta.

Oltre a Yarden sul palco Hamas ha fatto salire per primo Ofer Calderon e alla fine Keith Siegel: la sceneggiatura ornata di scritte (sionismo uguale nazismo) aveva per sfondo, immeritatamente, il mare azzurro; il palco era circondato solo dagli scherani di Hamas, le bandiere erano solo le loro; lontano la folla inconsulta, schiumante odio, che il giorno avanti quasi ha linciato la giovane Arbel Yehoud mentre stretta fra due ali di folla veniva restituita. A Khan Younis si era visto come Hamas, debole e priva di leadership, può compiere errori fatali per quella fase due che gli sta tanto a cuore. La sua definizione parte domani, mentre Netanyahu vola all'incontro con Trump. La selvaggia aggressività antisemita unita a quella contro le donne ha riportando alla luce il senso degli stupri del 7 ottobre ordinati da Sinwar, e Netanyahu aveva bloccato la consegna dei condannati di scambio, che poi sono ripresi mentre Hamas si aggiusta. Netanyahu parte ancora più sicuro che qualsiasi soluzione deve espellere Hamas da Gaza.

Ognuno dei 13 tornati a casa fra i 31 di questa fase è una cascata di emozioni invade ogni spazio: i teleschermi sono tutti un abbraccio. Dei 23 ancora da restituire 15 sono vivi, tutta Israele li aspetta.

Keith, un 65enne mezzo americano era stato rapito a Kfar Aza, un kibbutz devastato a morte, con la moglie Aviva si è avvolto nella bandiera con la stella di David. Lei era stata costretta a lasciarsi liberare, eccoli adesso l'uno nelle braccia dell'altro. Ofer Calderon, era stato rapito coi due dei quattro figli che ora lo stringono in un viluppo di amore incredulo: con due era fuggito nei campi di Nir Oz. Tutti catturati, poi Sahar, 16 anni, e Erez, 12, erano stati rilasciati a novembre. Ma la nonna Carmela con la nipote Naya, 12 anni, sono state assassinate abbracciate.

Il 7 ottobre non passa col ritorno a casa, ma Israele cammina sulla difficile strada

della liberazione e insieme dell'eliminazione di Hamas. Ieri sono stati rilasciati 183 prigionieri, 9 ergastolani. Per ora sono tornati in parte a Gaza, ma li si controlla meglio da vicino, o è meglio espellerli all'estero?

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