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Gaza, raid sul palazzo dei media. Distrutte le sedi Ap e Al Jazeera

Israele: «In quell'edificio risorse dell'intelligence nemica» L'agenzia: «Noi inorriditi». Sms preventivi dell'aviazione

Gaza, raid sul palazzo dei media. Distrutte le sedi Ap e Al Jazeera

Beirut Un colpo e un boato. Dopo qualche secondo il grattacielo al-Jalaa, nel pieno centro di Gaza, crolla. Una nuvola nera di fumo si alza nel cielo. È un raid non comune quello di Israele. Nei piani elevati dell'edificio c'erano le sedi di al-Jazeera e di agenzie internazionali di informazione, compresa l'Associated Press. Gli altri piani sono occupati da uffici commerciali. Poco dopo il portavoce delle Brigate Ezzedin al-Qassam, ala militare di Hamas, preannuncia: «La nostra reazione scuoterà Israele. Ora state a guardare». Il portavoce militare israeliano ribatte: «Hamas ha trasformato zone residenziali a Gaza in postazioni militari. Li usa come centri per la raccolta di informazioni di intelligence, la progettazione di attacchi». Poi continua: «Quando Hamas utilizza un edificio per fini militari, esso diventa un obiettivo militare legittimo. Il diritto internazionale è chiaro».

L'aviazione israeliana ha avuto cura di non colpire civili, «ricorrendo a messaggi sms» e «colpendo preventivamente il tetto», ha spiegato. «Sono scioccato e inorridito» ha invece commentato l'amministratore delegato dell'Ap, Gary Pruitt. Il blitz ha spinto Joe Biden a telefonare a Benjamin Netanyahu e a esprimergli la sua «inquietudine» per le vittime civili. Il premier israeliano gli ha risposto che viene fatto «tutto il possibile» per evitarle.

Ma anche nella notte di venerdì gli attacchi non si sono fermati. Circa 200 lanci di razzi sono partiti da Gaza, con case bombardate nelle città meridionali di Ashdod, Beersheba e Sderot. Alcuni elementi di spicco di Hamas sono stati colpiti in un appartamento utilizzato come infrastruttura terroristica nella zona di Shati, nel nord della enclave palestinese. Sono almeno 10 i civili morti, di cui otto bambini e due donne. L'ala militare di Hamas ha reagito subito dopo e rivendicato la paternità dell'attacco missilistico sferrato contro l'intera area urbana attorno a Tel Aviv. «Si è trattato - ha precisato l'organizzazione - della risposta alla strage avvenuta nel campo profughi di Shati». Il bilancio dei morti continua ad aumentare. Almeno 139 persone sono state uccise a Gaza e dieci in Israele dall'inizio dei combattimenti lunedì. Lo Stato ebraico afferma che dozzine di militanti sono tra i morti a Gaza, mentre i palestinesi ribadiscono che quasi la metà sono donne e bambini.

A Beersheba, 19 persone sono state portate in ospedale dopo essersi ferite leggermente mentre correvano ai rifugi, e tre hanno subito uno shock. Nel pomeriggio di ieri, un razzo ha colpito una strada a Ramat Gan, un sobborgo di Tel Aviv, uccidendo un uomo. Sarebbe stato trafitto da schegge nel suo appartamento. Altri razzi sono caduti nella città arabo-israeliana di Taibe e altri vicino alle città di Ramallah e Tulkarem in Cisgiordania. Da lunedì sono stati lanciati circa 2.300 razzi contro Israele da Gaza, di cui circa mille intercettati dalle difese missilistiche Iron Dome e 380 caduti a terra nella stessa Gaza.

Ieri è stato un giorno particolare per i palestinesi. La commemorazione di quella che chiamano al-Nakba, la catastrofe. È la data che segna lo sfollamento di centinaia di migliaia di palestinesi durante la guerra arabo-israeliana iniziata il giorno dopo la dichiarazione di indipendenza di Israele nel 1948. Ma questa sera si riunisce anche il Consiglio di Sicurezza dell'Onu e nel frattempo l'inviato degli Stati Uniti Hady Amr è arrivato a Tel Aviv per cominciare i colloqui per una tregua.

Israele però ha fatto sapere che vuole andare avanti con i raid.

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