"A Gaza una tregua duratura". Gli Usa in pressing su Netanyahu

Nuovo incontro con Trump. Per l'inviato Witkoff intesa possibile entro il week-end. Un funzionario israeliano: "Definito il 90% dei dettagli". Ma il Qatar è prudente

"A Gaza una tregua duratura". Gli Usa in pressing su Netanyahu
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"In Israele, per poter essere un realista, devi credere nei miracoli", diceva l'ex primo ministro David Ben Gurion. E il miracolo di una tregua a Gaza, tanto attesa quanto sfuggita innumerevoli volte, sembra più vicino che mai in queste ore. I segnali di ottimismo si moltiplicano. Donald Trump, candidato al Nobel per la Pace dall'ospite Benjamin Netanyahu, nella notte italiana ha nuovamente incontrato il primo ministro israeliano alla Casa Bianca per parlare "quasi esclusivamente di Gaza": "Dobbiamo risolvere la situazione", ha anticipato. L'inviato del presidente americano Steve Witkoff, che Bibi ha visto a Washington oltre al vicepresidente JD Vance, spera che l'intesa per una "pace duratura" possa essere raggiunta entro il fine settimana ed è atteso a Doha, in Qatar, dove sono ripartiti ieri mattina i negoziati indiretti fra Israele e il gruppo islamista. "Non è facile, ma ci sono progressi", ha ammesso Zeev Elkin, membro del Gabinetto di sicurezza israeliano, spiegando che Hamas "vuole cambiare poche questioni centrali". Un alto funzionario di Tel Aviv ha aggiunto che l'80-90% dei dettagli è stato definito e un accordo potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Le linee principali sono già fissate: 60 giorni di tregua, 10 ostaggi vivi liberi, 18 defunti. Hamas sarebbe pronta a un compromesso sul disarmo ma chiede garanzie di un cessate il fuoco duraturo, il ritiro delle truppe israeliane e l'ingresso di aiuti umanitari.

A riportare tutti con i piedi per terra però è proprio il Qatar. "Stiamo parlando separatamente con le parti del quadro per un accordo". "Ma è troppo presto per esprimersi", ha chiarito il portavoce del ministero degli Esteri qatarino Majed Al-Ansari. Anche perché, proprio ieri, Israele ha annunciato l'estensione delle operazioni militari in alcune aree di Khan Younin, nel Sud della Striscia. Un modo per tenere alta la pressione militare, ma anche un rischio che il tavolo possa saltare, mentre gli alleati dell'estrema destra ultrareligiosa Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich chiedono a Netanyahu di non firmare. Ieri i palestinesi uccisi a Gaza sono stati ancora un'ottantina, i morti da inizio conflitto sfiorano quota 58mila. Sul campo sono caduti altri 5 soldati israeliani, quasi 900 da inizio guerra. E per Netanyahu "dobbiamo finire il lavoro a Gaza".

I nodi da sciogliere sono ancora diversi. Hamas si starebbe rifiutando di fornire i nominativi degli ostaggi da liberare perché aspetta che Israele comunichi prima la mappa del ritiro. A rallentare le trattative sarebbe anche il ruolo degli Stati Uniti alla scadenza dei due mesi di tregua. Hamas punta a strappare la garanzia che Washington non entri nel conflitto al fianco di Israele.

A complicare i negoziati si è aggiunto l'annuncio del ministro della Difesa israeliano Israel Katz sulla creazione di una "zona umanitaria" nell'area di Rafah. Il piano - a cui Hamas è fortemente contraria - starebbe "ostacolando" i progressi.

Sugli aiuti umanitari, invece, i principali nodi sarebbero sciolti e le parti si sarebbero accordate sull'ingresso di centinaia di camion, anche tramite le Nazioni Unite estromesse negli ultimi due mesi dalla Gaza Humanitarian Foundation, incaricata da Israele della distribuzione al posto dell'Onu.

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