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Il gel adesso fa tremare Conte. Mani "sporche" a Palazzo Chigi

Un acquisto che mette sotto i riflettori il premier Giuseppe Conte e tutto Palazzo Chigi. Una transazione avvenuta senza gara d’appalto con una ditta pugliese

Il gel adesso fa tremare Conte. Mani "sporche" a Palazzo Chigi

Forse uno dei movimenti più oscuri della presidenza Conte al tempo del Covid: la fornitura di un gel igienizzante da parte di un’azienda pugliese che aveva problemi con il fisco e senza una regolare gara d’appalto. Ne parla Il Tempo di oggi. Un’inchiesta che fa riflettere sui metodi usati dal premier in questa fase delicata di pandemia.

È il 5 marzo quando a Palazzo Chigi si parte alla ricerca di un gel sanificante per le mani di Conte. Ci si rivolge alla Cerichem Biopharm di Cerignola. Senza dubbio siamo in tempi difficili (il che magari vale come attenuante). L’emergenza è palpabile. I dispositivi di protezione mancano. E l’Italia intera è in difficoltà pronta ad annegare nel panico. L’entourage del presidente del Consiglio si rivolge, attraverso una trattativa diretta, a una micro azienda del Meridione. Perché viene scelta? Non è chiaro. Sempre Il Tempo, ieri 29 settembre, con una "battuta" aveva scritto che "casualmente" l’azienda si trovava nella provincia di Foggia, la stessa natale del premier.

L’amministratore della società della Biopharm, il dottor Maffione, dopo l’articolo del quotidiano romano, fa un passo in avanti, svelando un particolare ignoto: "Le informazioni ricevute dal direttore Bechis non sono del tutto precise poiché, da quanto mi risulta, il padre del premier ha origini cerignolane, ma il premier non ha mai avuto contatti con la nostra città".

C’è poi un’altra questione che suona strana su tutto l’affare. Quando Palazzo Chigi va a rifornirsi di gel da questa piccola azienda, il 70% del capitale della Cerichem Biopharm, nelle mani dei due fratelli Angela e Francesco Caiaffa, era stato sequestrato dall'Agenzia delle entrate con provvedimento del tribunale. Si contestavano tasse non pagate da quegli azionisti. Maffione conferma e precisa che la contesa con il fisco non riguardava la società da lui amministrata, ma i suoi azionisti per altre vicende fiscali e che alla fine dello scorso mese di giugno l’Agenzia delle entrate ha accettato la proposta di dissequestrare.

A questo punto ci si chiede: "Era il caso che il capo del governo andasse a comprare per ben tre volte il gel proprio lì, fornendo fatturato e magari utili a quegli azionisti che il fisco considerava contribuenti non fedeli? E allora a cosa valgono tutte le prediche se poi proprio Conte va a premiare chi è accusato di non aver pagato le tasse?". Quesiti interessanti a cui magari il premier darà risposta.

Infine, Franco Bechis, analizza un altro fatto: la vicenda del sequestro del gel prodotto da questa azienda perché privo della necessaria autorizzazione sanitaria. È avvenuto il 9 aprile scorso ad opera della guardia di finanza e la notizia è stata pubblicata ovunque, su internet e dai quotidiani italiani. Maffione si difende. Sostiene che il gel era in magazzino e non l’avrebbe venduto. E aggiunge che il 21 settembre scorso quella autorizzazione è arrivata. Tutto regolare, dunque.

Anche se quando il presidente del Consiglio (o chi per lui) è andato alla ricerca di questo amato gel, le cose non erano proprio chiare.

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