Cronache

Gelateria offre lavoro senza svelare gli stipendi. Odio e insulti su Internet

L'annuncio: "Prima dimostrate cosa sapete fare". La Rete accusa: così si fa sfruttamento

Gelateria offre lavoro senza svelare gli stipendi. Odio e insulti su Internet

«Sfruttatori». «Schiavisti». É costato cara a una coppia di gelatai bolognesi l'annuncio con cui cercavano personale per il loro negozio. Sepolti da una valanga di insulti e di minacce, ai due coniugi non è restato altro da fare che arrendersi. Hanno cancellato il post, hanno chiesto scusa, si sono coperti il capo di cenere. Non è bastato. Sui social continua a piovergli addosso di tutto, inviti al boicottaggio compresi. L'arrivo della bella stagione, periodo d'oro per ogni gelataio, rischia di trasformarsi in un incubo.

La loro colpa? Nel loro annuncio hanno suggerito ai candidati a presentarsi senza sventolare subito le loro pretese economiche. «Ricordate, ai miei tempi prima di chiedere quanto prendo? si faceva una prova e poi si discuteva di soldi. Vi consiglio lo stesso approccio». Puro buon senso, verrebbe da dire: fatevi conoscere, dimostrate di avere buona volontà, e poi sarà tutto più facile. Invece le cateratte dell'indignazione popolare si sono aperte su Barbara, su Renato e sulla «Cremeria San Francesco», il locale che da sedici anni, con orgoglio e successo, gestiscono nel centro di Bologna. Prima hanno provato in qualche modo a ribattere, poi hanno minacciato querele. Finchè, disperati, hanno dovuto pubblicare una rettifica degna di peggior causa: «abbiamo scritto un post di corsa e senza badare al fatto che potesse essere fraintendibile», «abbiamo scelto le parole sbagliate», «ci spiace che qualcuno possa essersi sentito offeso dai toni del post». Risultato: altre centinaia di commenti carichi di odio: «vorrei ordinare una coppetta al gusto lacrime e cavoli amari», «fate schifo», «la toppa è peggio del buco». E via di questo passo, in una di quelle tempeste di fango contro le quali non c'è rimedio. «Mi occupo di sfruttamento nel mondo del lavoro - scrive una blogger - da così tanto tempo che ormai subodoro da lontano un annuncio che nasconde condizioni poco cristalline». Invano i due poveretti cercano di spiegare, di rivendicare di avere sempre pagato contributi, straordinari, premi di produzione. Ormai il disastro è irreparabile. «Non era fraintendibile. Era proprio una porcata immonda». «Vergognatevi, ladri! Schifosi ladri». «Spero falliate (male)» E solo per avere dato (gratis) un consiglio a qualunque ragazzo o adulto in cerca di lavoro: entrare chiedendo «quanto mi date» non è il biglietto da visita più convincente.

«Non so più cosa fare - racconta Barbara - mi arrivano messaggi anche sul cellulare, bastarda", devi morire. Siamo qui da sedici anni, siamo una impresa familiare, e solo noi sappiamo come è difficile trovare le persone giuste, quello che non se na va a metà stagione lasciandoti nei guai. Per questo mi piace parlare con loro, capirli, e solo alla fine si parla di soldi. Mi affido all'intuito, non alle pretese. E adesso mi stanno massacrando. Ci abbiamo messo anni a avere quelle stelline sui social, adesso è tutto distrutto».

E le si spezza la voce.

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