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La telefonata Draghi-Letta: cosa si sono detti...

Al premier non sarebbe andata giù l’accelerata dell’esponente dei democrat, dato che tutti ormai sono a conoscenza del cronoprogramma dell’esecutivo in merito alla riforma del Fisco

La verità sulla telefonata Draghi-Letta: cosa si sono detti...

Dal governo si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco riguardo ai rapporti tra il premier Mario Draghi e il leader del Partito democratico Enrico Letta, soprattutto dopo il botta e risposta sulla tassa di successione. “Questa mattina – hanno fatto sapere da Palazzo Chigi – il presidente del consiglio ha avuto un lungo e cordiale colloquio con il segretario del Pd”. Una puntualizzazione che non troverebbe riscontro nei fatti, come rivela Marco Antonellis su Tpi. A quanto pare, il colloquio telefonico non è stato così sereno. A Draghi non sarebbe andata giù l’accelerata dell’esponente dei democrat sulla tassa di successione, dato che tutti ormai sono a conoscenza del cronoprogramma dell’esecutivo in merito alla riforma del Fisco.

Inoltre, per il premier la sede più opportuna per lanciare certe proposte resta quella della cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Draghi non tollera le fughe in avanti, soprattutto su argomenti così delicati, e teme che le forze politiche che lo sostengono comincino a fare calcoli elettorali dannosi per il governo. Negli ultimi tempi il comportamento del Pd non piace al presidente del consiglio, il quale è impegnato nel mantenere l’equilibrio in una maggioranza politica variegata e rissosa. Ma cosa è successo ieri tra Draghi e Letta? Il segretario del Pd ha lanciato l’idea di una “dote” per i più giovani. "Per la generazione più in crisi – ha affermato – un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro) ma chiedendo all'1% più ricco del Paese di pagarla, con la tassa di successione”.

Un obiettivo a cui Letta punta con forza e per arrivare al quale sarebbe addirittura disposto a scendere a patti con uno dei suoi principali rivali politici, il leader della Lega Matteo Salvini. Il provvedimento sarebbe quindi da finanziare con un incremento della tassa di successione che andrebbe a colpire in modo proporzionalmente progressivo tutti quei patrimoni che superano il milione di euro. L'aliquota massima applicabile verrebbe a scattare, invece, al di sopra dei 5 milioni di euro, una soglia più bassa rispetto a quella stabilita in altri Paesi dell'Unione Europea.

A frenare gli entusiasmi dei democratici ci ha pensato subito anche il premier Draghi. Interrogato sulla questione nel corso della sua conferenza stampa di ieri a Palazzo Chigi, il presidente del consiglio ha dichiarato: "Non ne abbiamo mai parlato. Comunque questo non è il momento di chiedere i soldi ai cittadini ma di darli". E ha aggiunto: "Ora, la riforma del Fisco non si fa a pezzettini.

L’importante ora è fare una legge delega sulla riforma fiscale e poi nominare una commissione che se ne dovrà occupare".

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