Londra. Avevano sempre detto che erano venute al mondo insieme e l'avrebbero lasciato insieme. Hanno mantenuto la promessa. Emma e Katy Davis, due gemelle inglesi identiche di 37 anni, sono morte di Coronavirus a tre giorni di distanza una dall'altra, nell'ospedale di Southampton dove entrambe erano ricoverate. In quell'ospedale lavorava Katy, infermiera pediatrica, che si è spenta martedì scorso. Emma, anche lei infermiera nel reparto chirurgico della stessa struttura fino al 2013, è stata la prima a morire il venerdì della settimana prima. A raccontare la loro storia è stata la sorella Zoe che le ha descritte come una coppia eccezionale, amata da tutti. Vivevano insieme, soffrivano entrambe di patologie pregresse e avevano iniziato a sviluppare i sintomi del virus quasi simultaneamente. Le fotografie pubblicate sui media nazionali mostrano due ragazze sorridenti, i lineamenti come una copia carbone. «Non serve nemmeno ricordare quanto quello che è accaduto sia devastante e tragico per la famiglia e per tutti coloro che le hanno conosciute - si legge nel messaggio inviato dal capo dello staff infermieristico Gail Byrne ai colleghi -. Emma è stata un'infermiera eccellente, calma e allegra, e un'ottima leader». Di Katy, l'amministratore delegato dell'ospedale universitario di Southampton, Paula Head, ha offerto lo stesso ritratto. «Tutti i colleghi - ha raccontato - l'hanno descritta come una di quelle persone a cui la gente guarda come un esempio da imitare. Il suo non era soltanto un lavoro per lei. Era una ragazza che non si risparmiava mai, dava tutta sé stessa. Aveva sempre tempo per chiunque ed era sempre disponibile ad insegnare quello che sapeva condividendo le proprie conoscenze e la sua esperienza». Poche ore prima che Emma morisse, il personale dell'ospedale giovedì sera alle 20 aveva tributato un applauso speciale proprio a sua sorella Katy. La terza sorella Zoe è sotto choc per la doppia perdita che la sua famiglia ha subito. «Ancora non mi sembra che tutto questo sia reale - ha detto ai giornalisti -. Erano due persone eccezionali. Hanno sempre dato tutto ai pazienti di cui si occupavano. È quello che hanno sempre voluto fare: aiutare la gente. Fin da quando erano piccole volevano lavorare nel servizio sanitario. Il loro gioco preferito era far finta di essere dottoresse e infermiere che curavano le loro bambole». Fino ad ora sono 50 gli operatori del servizio infermieristico ospedaliero ad essere deceduti a causa del Covid-19 secondo una lista compilata dal Times che ha pubblicato tutti i loro nomi affinché il loro sacrificio e la loro dedizione non venga dimenticata.
Tra medici, infermieri, portantini e volontari sono però più di cento gli operatori sanitari degli ospedali e delle case di cura contagiati e uccisi dalla nuova peste del secolo. Molti di loro hanno continuato a lavorare senza presidi sanitari protettivi e senza essere sottoposti al tampone.
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