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Germania al voto regionale. Ma la sfida è il dopo-Merkel

Il 70% degli elettori si è già espresso per posta. Tra scandali e dimissioni, si gioca il futuro della Cdu

Germania al voto regionale. Ma la sfida è il dopo-Merkel

Berlino. Partiamo dall'affluenza. Oggi votano oltre undici milioni di elettori tedeschi: in quasi otto milioni scelgono i nuovi deputati del Parlamento regionale del Baden-Württemberg (il Land con Stoccarda, Manheim e Baden-Baden) e gli altri eleggono i propri rappresentanti in Renania-Palatinato (la regione con Magonza, Treviri e Coblenza). A causa del severo lockdown imposto al paese da prima di Natale, la campagna elettorale nei due Länder meridionali si è tenuta principalmente su Facebook; e in un paese (come l'Italia) con pochi vaccini e tanti anziani, oggi al seggio elettorale preferirebbe non andare nessuno. Problema risolto con il voto per corrispondenza, sistema molto diffuso a nord delle Alpi. Nel 2016, un quarto degli elettori dei due Länder affidò il proprio voto alle poste tedesche e secondo stime dei governi regionali oggi la percentuale potrebbe salire fino al 70%. Il che significa che la grande maggioranza dei cittadini ha votato alcuni giorni fa.

Questa è una buona notizia per la Cdu. Nel corso delle ultime due settimane il partito di Angela Merkel è rimasto invischiato in un doppio scandalo: due deputati nazionali, Nikolas Löbel e Georg Nüßlein, sono finiti sulle prime pagine dei giornali per aver intascato più o meno lecitamente ingenti somme di denaro. I parlamentari avrebbero aiutato generosi produttori di mascherine a piazzare i loro prodotti presso alcune amministrazioni pubbliche. Domenica scorsa il neopresidente della Cdu Armin Laschet ha ottenuto a fatica le dimissioni di Löbel dal Bundestag ma il giovedì successivo un altro deputato Cdu, Mark Hauptmann, si è dimesso dopo essere stato accusato di aver ricevuto denaro per fare lobby a favore dell'Azerbaigian. Un disastro di immagine al quale la Cdu e gli alleati bavaresi della Csu hanno reagito chiedendo ai propri deputati di rendere trasparenti tutti i loro introiti. Nel frattempo i sondaggi hanno segnalato un non sorprendente calo di popolarità della Cdu nei Länder al voto oggi, dove i candidati moderati sperano che gli elettori si siano espressi per corrispondenza prima dell'esplosione del doppio scandalo.

Se in Renania-Palatinato il partito di Merkel e Laschet è all'opposizione e restarci potrebbe non essere un problema, la questione è più delicata nel ricco Baden-Württemberg. Il Land dove Porsche e Mercedes-Benz hanno il proprio quartier generale è guidato da una coalizione anomala: un'alleanza verde-nera con gli ecologisti alla guida del governo e i moderati nel ruolo di socio junior. Lo scandalo Löbel (eletto proprio in Baden-Württemberg) non aiuta la ministra regionale dell'Istruzione Susanne Eisenmann (Cdu) nella sua sfida al popolarissimo governatore verde Winfried Kretschmann. Delle difficoltà dei cristiano democratici spera di approfittare anche AfD: il partito sovranista forte all'est, e accusato dai servizi segreti tedeschi di contiguità con la destra neonazista, cerca un'affermazione anche nel benestante sudovest del paese.

Al di là delle regionali il clima politico si sta surriscaldando in tutta la Germania: il governo di Angela Merkel non ha ancora ingranato la quarta in materia di tamponi e vaccini, ragion per cui cresce la pressione sul ministro federale della Sanità Jens Spahn, uomo della cordata di Armin Laschet. Il presidente della Cdu, a sua volta, sa bene che fra i moderati è arrivata l'ora dei conti: la prossima sfida per l'Unione Cdu/Csu è decidere chi sarà il candidato cancelliere alle elezioni di settembre. Laschet ci spera ma il governatore bavarese Markus Söder sembra intenzionato a sbarragli la strada.

L'unica che punta a uscire indenne è Merkel: ha lasciato la guida del partito ormai a fine 2018 e oggi le sue simpatie si dividono esattamente a metà fra i due aspiranti candidati-cancellieri.

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