Quel gesto della Marini è un regalo ai forcaioli

di Felice Manti

La mano è tesa in alto, come una ragazzina a scuola. Al Consiglio regionale dell'Umbria si vota la fiducia a Catiuscia Marini (nella foto), governatore Pd della regione dal 2010, indagata per uno scandalo nella sanità. Scaricata dal partito, aveva detto che si sarebbe dimessa per «tutelare la Regione» e difendersi. La fiducia passa con 11 voti. C'è anche il suo. È decisivo.

La Marini - finita in ospedale per un malore, non è grave - ha detto che si dimetterà comunque, ma intanto il danno è fatto. «È un dispetto a Nicola Zingaretti che l'ha scaricata», dicono i suoi, che ha risparmiato il calabrese Mario Oliverio, anche lui nei guai giudiziari ma ancora in sella. Il Pd s'infuria («Che delusione») e lei si dice stupita, i giustizialisti M5s gongolano: «Vergognoso e clamoroso». Perché più che un dispetto è un regalo alle tricoteuses grilline, quelli che si eccitano a ogni avviso di garanzia, e chissenefrega se poi magari finirà tutto in una bolla di sapone.

Chi ha creduto nei grillini antidoto alla corruzione in politica è rimasto deluso. Anche loro, stando ai magistrati, «grattano». Vedi Marcello De Vito, presidente del Campidoglio arrestato il 20 marzo scorso perché secondo i pm avrebbe ricevuto favori e soldi per favorire la costruzione dello stadio della Roma.

La presunzione d'innocenza, che non è un capriccio ma il pilastro del nostro sistema giudiziario, vuole Marini e De Vito innocenti fino all'ultimo grado di giudizio. Così la Marini ha perso la sua innocenza. Resta solo la presunzione.

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