Il governo nato sotto la spada di Damocle dell'Iva ora rischia di arenarsi proprio a causa dell'imposta sul valore aggiunto. Tutti dicono che è nel programma di governo il suo congelamento. Eppure tutti si accusano a vicenda sulla minacciata «rimodulazione» della stessa in base ai prodotti. L'ultimo vertice di maggioranza è stato praticamente dedicato solo a questo tema e se i partecipanti, una volta fuori da Palazzo Chigi, hanno fatto a gara a rassicurare i giornali che l'Iva non sarà rimodulata e tanto meno aumentata, resta da capire chi ha lasciato aperta l'ipotesi di un ricorso al suo lievitare per congelare il rapporto deficit/Pil.
Gli unici, per il momento rimasti col «cerino in mano» sono il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il suo compagno di partito e collega nell'esecutivo Conte bis con la delega agli Affari regionali. I due hanno detto chiaramente che una rimodulazione dell'Iva per alcuni prodotti potrebbe essere necessario. Ipotesi che in tutta evidenza è stata il tema al centro del dibattito nel vertice di maggioranza del 30 settembre. Appena le prime indiscrezioni sono apparse sulla stampa tutti si sono precipitati a smentire. Senza, però, fare gioco di squadra. In ordine sparso ognuno ha detto la sua. Renzi, per esempio, ha subito twittato con la massima tempestività che ha fatto il grande sacrificio di allearsi con i grillini solo per due motivi: allontanare Salvini e congelare l'Iva. E i grilini, con Di Maio in testa, hanno fatto altrettanto. Anzi si sono spinti oltre e un post del Blog del Movimento faceva di più: parlava addirittura dell'incostituzionalità dell'Iva. «È una tassa piatta sui consumi che gli economisti definiscono "regressiva" - spiega il post -, perché pesa relativamente di più sui poveri che sui ricchi. Manca cioè quell'elemento di progressività rispetto al reddito che invece la nostra Costituzione sancisce come fondamentale per garantire equità». Graziano Delrio, però, accusa l'ex compagno di partito Renzi di giocare una partita personale e si appella a Franceschini e Zingaretti per risolvere l'impasse. «Conosco Matteo - dice Delrio -, chiamerà tutti i capi delle categorie per intestarsi il no all'aumento dell'Iva». Intanto ieri, a Otto e mezzo sul La7, il leader di Italia viva si toglieva un sassolino dalla scarpa ricordando l'attivismo di Franceschini, durante il governo Letta, nell'alzare appunto l'Iva.
Anche il premier Giuseppe Conte, ieri a Cagliari, si è sentito in dovere ieri di ribadire il concetto. «Non ci sarà un aggravio di Iva - spiega -, l'ho già chiarito quindi non facciamo polemiche inutili. Stiamo lavorando per simulare gli ultimi interventi e per definire poi nei dettagli l'impostazione della manovra economica». E per smarcarsi dagli alleati litigiosi aggiunge: «gli interventi sul superticket e sulla sanità non sono programmati per oggi: il nostro è un progetto riformatore che non scade a dicembre».
L'unico ad avere il coraggio di ipotizzare l'aumento dell'Iva è il sindaco di Milano che confessa: «Si possono fare dei distinguo di natura politica, ma se questo governo identifica alcune soluzioni come le uniche possibili, le si vota». Tradotto significa: si accetti il male minore. Quindi aveva ragione Boccia o Dario Franceschini (presente a quel vertice di maggioranza) che ha subito smentito che il Pd possa avvallare una rimodulazione dell'Iva?
«Sull'Iva è in atto un balletto indecoroso - commenta Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza
Italia in Senato - C'è una verità, però, che nessuno confessa, ossia che il governo giallorosso prosegue sulla strada di quello gialloverde: varare misure in gran parte in deficit e per il resto con coperture improbabili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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