Il giallo del decreto già pronto da novembre

La bozza approdata al Cdm porta una data precedente. Il ruolo di Tria e di Rivera

Il giallo del decreto già pronto da novembre

Il Consiglio dei Ministri che ha aperto il paracadute pubblico su Carige si è riunito lunedì sera alle ore 21.33 a Palazzo Chigi ed è terminato alle ore 21.41. Solo otto minuti per riunirsi e varare il decreto. Perché così poco?

È vero, la bozza circolata ieri è quasi una fotocopia del Dl 237/2016, approvato dall'allora neonato governo Gentiloni sui salvataggi bancari. L'applicazione delle regole europee nel caso di un intervento pubblico prevede un sentiero assai stretto di norme praticamente già tracciato e da cui è difficile deviare senza incappare nella scure della Ue sugli aiuti di Stato. Ma nella ricostruzione della vicenda c'è un piccolo giallo: perché, la bozza del decreto circolata ieri prima della pubblicazione del documento in Gazzetta Ufficiale è datata «novembre 2018».

Prima ancora della riunione del Consiglio dei ministri di lunedì e ancor prima dell'assemblea del 22 dicembre durante la quale il principale azionista, la famiglia Malacalza, astenendosi dal voto ha fatto saltare l'aumento di capitale da 400 milioni. Che si tratti solo di un errore di battitura considerando che sul file circolato l'orario segnato è quello delle 19.30 del 7 gennaio? Chissà. Qualcuno ieri però azzardava un'ipotesi più maliziosa. Ovvero che la bozza del decreto sia stata tirata fuori dal cassetto dove era finita appunto a novembre. E che il paracadute di Stato fosse già pronto per essere aperto in caso di mancato intervento dello Schema Volontario del Fondo Interbancario, ovvero se le altre banche sane del sistema non avessero versato volontariamente l'«obolo» di 320 milioni necessario a coprire il bond subordinato e mettere la banca in sicurezza nell'immediato. L'assemblea dello Schema volontario del Fidt aveva infatti dato il via libera alla sottoscrizione il 30 novembre.

Giallo a parte, come si è arrivati al blitz in Cdm e perché il governo si è deciso a scendere in campo? Decisivo sarebbe stato l'incontro avvenuto lunedì mattina tra i tre commissari straordinari di Carige e il ministro del Tesoro, Giovanni Tria. L'intervento si è reso necessario, riferiscono fonti finanziarie, perché dopo il commissariamento della Bce scattato in seguito al «niet» dei Malacalza, si rischiava una forte perdita di fiducia nella banca da parte dei clienti. Che andava puntellata.

Alla mediazione politica interna all'alleanza gialloverde avrebbe contribuito anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti.

Mentre la mente dei testi di intervento sul sistema bancario sarebbe Alessandro Rivera, che già ai tempi delle venete e della ricapitalizzazione di Monte Paschi era a capo del dipartimento Banche del Tesoro e che ora è direttore generale dello stesso Mef.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica