Il giallo del mutuo a Renzi firmato dal padre di Lotti

FirenzeSi conoscono da dieci anni. Da quando Matteo Renzi e Luca Lotti si sono «innamorati», nel 2005, la loro vita si è legata insieme a doppio filo. Lo provano i documenti scoperti da Giovanni Donzelli, capogruppo di Fdi al consiglio regionale della Toscana, che mostrano come l'amicizia tra il premier e il suo sottosegretario (detto «lampadina») non abbia limiti. Si tratta dell'azienda di marketing della famiglia Renzi a Rignano sull'Arno, la Chil Post, fondata nel 1994 da babbo Tiziano e dove Matteo ha lavorato per anni. Il 15 giugno 2009 la finanziaria regionale Fidi Toscana delibera un prestito alla Chil coperto per l'80% con soldi pubblici «perché si trattava di un'azienda femminile e toscana». Una settimana dopo, il 22 giugno, Renzi diventa sindaco di Firenze. Nelle stesse ore la Banca di credito cooperativo di Pontassieve, dove vive Renzi, apre l'istruttoria per un anticipo di 697mila euro alla Chil. A esprimere parere favorevole al mutuo il responsabile aziende della banca, tale Marco Lotti, papà di Luca. Il mutuo viene poi erogato il 14 luglio, il giorno dopo la nomina di Luca Lotti a capo di gabinetto di Palazzo Vecchio. Poco dopo Renzi assume nella sua segreteria politica anche Cristina Mordini, che di Luca Lotti è moglie. Strane coincidenze. Malgrado quel prestito però la Chil, che si era trasferita a Genova, è fallita lo stesso e babbo Tiziano indagato per bancarotta fraudolenta. «I debiti dell'azienda dei Renzi sono stati pagati dai cittadini.

Una gestione di bande familiari che con disinvoltura e aspetti di poca moralità gestiscono il potere e l'economia per interessi privati», commenta Donzelli. Innervosito Marco Lotti: «Chiunque metta in dubbio la mia correttezza professionale verrà querelato». Ovvìa .

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