È la più classica delle indiscrezioni. Ogni tanto riemerge e spesso è da derubricare a fake news. Altre volte invece è diverso. Ad esempio quando iniziano a parlarne contemporaneamente ambienti che in teoria non comunicano tra loro. Allora è il segno che qualcosa sotto c'è. Sta succedendo anche ora. Seconde file dei palazzi romani, corpi intermedi, analisti finanziari, manager e professionisti da qualche giorno si stanno interrogando di nuovo sull'ipotesi che si introduca un'altra patrimoniale per tamponare i costi del coronavirus.
Come fa sempre in situazioni di rischio per le finanze pubbliche ne ha parlato l'ex premier Mario Monti, sostenendo in pratica che a volte è la scelta giusta. Per il manager Paolo Scaroni «quando il virus sarà sconfitto, ma la nostra struttura economica sarà in grave affanno, si sentiranno autorizzati a prendere qualsiasi provvedimento fiscale come l'aumento dell'Iva, un sistema di tassazione estremamente progressivo, la patrimoniale».
Altri hanno evocato la possibilità che il governo Conte a corto di poste di bilancio e di liquidità ricorra alle tasche dei cittadini. Professionisti e analisti finanziari già si preparano.
Nessun a conferma né dettagli. La scatola degli attrezzi è ampia e differenziata. Una patrimoniale può ad esempio colpire le ricchezze finanziarie. Oppure gli immobili, come quella già varata dal governo Monti, che ha compromesso il mercato immobiliare italiano, unico del pianeta a alle prese con una crisi che prosegue i da nove anni.
Può essere una tantum, come quella che i tedeschi vorrebbero imporre all'Italia. Dal loro punto di vista siamo una realtà anomala, perché abbiamo un elevatissimo debito pubblico e un livello molto basso di quello privato. Da anni le istituzioni europee e internazionali copia-incollano tra le raccomandazioni uno spostamento del carico fiscale dal lavoro a consumi e patrimoni.
Oppure può essere ricorrente, come appunto quella di Monti. Ma è patrimoniale anche la tassa di successione, chiaramente applicata alla parte più consistente del risparmio degli italiani, che resta il mattone, vero obiettivo di chi vuole fare redistribuzione a spese del risparmio delle famiglie. Su una ricchezza privata nazionale complessiva che è di poco inferiore ai 10mila miliardi, più della metà sono immobili.
A fare riemergere il tema è stata una serie di situazioni che si sono presentate contemporaneamente. C'è il boom della spesa pubblica per il coronavirus. Solo l'emergenza si porterà via 50 miliardi. Poi ci saranno da finanziare ammortizzatori sociali per permettere a lavoratori e imprese di non soccombere. Infine la cura per fare ripartire l'economia. Il tutto in un contesto di contrazione del Pil che non potrà che portare il rapporto con il debito a livelli mai visti prima, fino al 170 percento.
Poi c'è il sostegno europeo. Nei giorni scorsi il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha sottolineato come il ricorso al finanziamento del Mes non sia poi così necessario. Il fatto è che all'Italia, vista la prevedibile frenata dei paesi del Nord, non potrà che essere dedicata la forma di prestito riservata a chi non ha i conti in ordine.
Una cura Greca nella peggiore delle ipotesi. Comunque una situazione in cui Mes e Ue potranno mettere bocca sulle scelte di politica economica. Magari imponendo proprio quella patrimoniale che da anni copia-incollano nelle raccomandazioni.
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