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Il giallo politico delle web-minacce era una burla

Dietro il profilo Twitter che attaccava Palazzo Chigi c'è la moglie di Brunetta: «È solo satira»

Il giallo politico delle web-minacce era una burla

Roma Più che «macchina del fango» si è trattata di una burla mediatica. Ma ai danni di chi? Sicuramente di Palazzo Chigi, ma non solo. Anche ai danni di coloro, dai grillini più esagitati ai renziani di ferro, che hanno pensato che tutto quel cinguettare polemico, ai limiti spesso del lecito, fosse frutto di un complotto. Stiamo parlando di quell'account su Twitter che ha catalizzato su di sé negli ultimi mesi l'interesse del governo, di gran parte dei parlamentari e dei cronisti politici. Finendo per far uscire dai gangheri un solitamente molto compassato Luca Lotti tanto da indurlo a presentare querela contro il profilo di @beatricedimaio rea di averlo diffamato. La denuncia penale non è un'inezia. Ed è a questo punto che molti operatori dell'informazione si sono appellati a Lotti affinché ritirasse la querela. Di fronte al silenzio di Palazzo Chigi la titolare di quell'account ha rivelato la sua identità in un'intervista pubblicata ieri. Si tratta di Tommasa Giovannoni Ottaviani, per gli amici Titti. La signora è anche la moglie di Renato Brunetta, portavoce di Forza Italia alla Camera dei Deputati. Dietro quei cinguettii al vetriolo, spiega la moglie di Brunetta, c'ero io. La signora Giovannoni Ottaviani si è scusata dicendo che si trattava soltanto di satira e null'altro. Magari un po' cattiva, magari - a volte - sopra le righe, ma niente di più. La signora Brunetta confessa all'intervistatore una tiepida simpatia per le idee del movimento Cinque Stelle. E soprattutto forte sensibilità per il dibattito politico. I suoi strali, però, sono finiti nel mirino di Palazzo Chigi, e un deputato, Emanuele Fiano (Pd), ha anche presentato un'interrogazione parlamentare al riguardo, sospettando la presenza dietro quell'account di una vera e propria squadra organizzata per mettere in moto un'autentica macchina del fango.

Ora che le cose sono chiarite, nei corridoi di Montecitorio sono in molti a maliziare sul fatto che dei tanti account che ogni giorno vomitano insulti, strali, offese e allusioni contro l'azione di governo, l'attenzione si sia concentrata proprio su quello di @beatricedimaio. Che qualcuno sapesse chi si celava dietro quel nomignolo, tanto simile al cognome di uno dei più influenti leader del Movimento Cinque Stelle? Beppe Grillo, ça va sans dire, ha tirato un sospiro di sollievo. Più volte aveva provato a respingere l'accusa di macchina del fango lanciata dal Pd al suo Blog e agli attivisti del Movimento. «Beatrice Di Maio - commenta divertito il comico genovese - che secondo i tanti giornali e secondo il Pd è l'account chiave della cyber-propaganda pro M5S, non è né un fake, né un troll. È lo pseudonimo di Tommasa Giovannoni Ottaviani detta Titti, moglie di Renato Brunetta.

Una figura del menga di queste proporzioni era difficile da immaginare».

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