
L'anello della discordia agita i «tradizionalisti» e accende l'ultimo giorno prima del Conclave. In Vaticano non è passata inosservata la decisione inconsueta di annullare l'anello del Pescatore di Papa Francesco nell'ultima Congregazione che ha riunito il Collegio dei cardinali, elettori e no. «È parecchio grave che sia stata fatta con diversi giorni di ritardo», commenta una fonte della Santa Sede, non senza sottolineare che questa bizzarria sia avvenuta anche con modalità diciamo discutibili.
Come testimonia il video di Open diffuso l'altra sera, ad annullare con una profonda incisione l'anello e il timbro di piombo del Papa con cui venivano suggellate le bolle papali e renderne così impossibile un nuovo utilizzo è stata una donna, già dipendente del cardinale Pietro Parolin nella Segreteria di Stato, invitata l'altra mattina dai cardinali nella sala dove si teneva la dodicesima e ultima congregazione prima dell'apertura del Conclave. Secondo Open si sa solo che lavori come calligrafa dalla Segreteria di Stato vaticana, retta fino al 21 aprile scorso dal cardinale tra i papabili al trono petrino.
L'annullamento è avvenuto sotto lo sguardo sorridente del decano Giovanni Battista Re e dello stesso Parolin, i più ortodossi osservatori dei riti vaticani ricordano che in realtà la distruzione dell'anello del Pescatore dovrebbe avvenire sostanzialmente subito dopo la morte del Papa, davanti a un congruo numero di cardinali, per evitare che spuntino fuori lettere, atti o decisioni papali fino a quel momento inedite per evitare il sospetto che il suggello sia stato messo successivamente alla morte del Papa.
«Ecco perché non può trascorrere molto tempo dalla constatazione della morte», dice una fonte che conosce l'antico rito - altrimenti non ha senso la rottura. Eppoi le formalità sono altre e non possono certo essere modificate dalla Congregazione dei cardinali», osserva. Qualcun altro ricorda anche l'articolo 1, comma 4 dell'Universi Dominici Gregis scritta da Giovanni Paolo II, secondo cui «durante la vacanza della Sede Apostolica, le leggi emanate dai Romani Pontefici in nessun modo possono essere corrette o modificate (...
) anzi, se accadesse eventualmente che sia fatto o tentato qualcosa contro questa prescrizione, con la mia suprema autorità lo dichiaro nullo e invalido», si legge. E qualcuno sostiene che questo possa essere perfino un pretesto per il ricorso di Angelo Becciu contro la sua esclusione da cardinale elettore nel Conclave. Che nessuno si augura.
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