Giallorossi alla guerra sul ddl Zan

Lettera alla Casellati: in Aula entro luglio. Ostellari: "Discutiamo". Vitalizi, nulla di fatto

Giallorossi alla guerra sul ddl Zan

Uno spiraglio al dialogo lo apre Andrea Marcucci, senatore del Pd, in un'intervista ad Avvenire. Un'apertura che può sembrare un ultimatum, ma che è pur sempre un tentativo di scongelare la situazione al Senato sul ddl Zan, rallentato da 170 audizioni calendarizzate in Commissione Giustizia. «O emerge qualcuno nel centrodestra che vuole mediare o saremo costretti a forzare la mano», esordisce Marcucci. Per il senatore bisogna costruire «un momento di unità culturale oltre che parlamentare». Ma come, concretamente? Lo soluzione prospettata dall'ex capogruppo a Palazzo Madama è «un'intesa su singoli punti». Restano le riserve sulle audizioni proposte dal senatore leghista Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia. «La buona fede degli interlocutori, però, dopo quanto accaduto in commissione, la metto in forte dubbio», continua Marcucci. Che auspica una svolta da parte del centrodestra «nei prossimi 2-3 giorni». Altrimenti l'alternativa resta l'Aula.

Ostellari raccoglie l'invito alla mediazione. «Sento una crescente disponibilità, anche da parte di molti esponenti del centrosinistra», dice in una nota il senatore della Lega. Poi apre a un tavolo politico: «Invito i capigruppo a un tavolo: sediamoci e parliamo». Anche Maurizio Gasparri vuole evitare il muro contro muro. «Marcucci ha posto in modo corretto la questione, ma allora discutiamone», dice. Pd, M5s, e Leu scrivono una lettera alla Casellati, in cui chiedono «lo stop dell'ostruzionismo» di Ostellari e di portare in aula il testo entro la prima settimana di luglio. Il senatore Davide Faraone, capogruppo di Iv, propone una riunione di maggioranza. La Cei invita alla «condivisione». I toni restano alti da parte di alcuni senatori di Pd e M5s. Alessandra Maiorino, grillina, dice che Ostellari «non è un interlocutore credibile». Franco Mirabelli del Pd parla di «provocazione» del leghista.

Intanto, sempre al Senato, il M5s rispolvera i toni anti-casta agitando cartelli contro i vitalizi. Passano tutte e tre le mozioni (giallorossi, Iv, centrodestra) in cui si chiede di ripristinare la revoca del vitalizio ai senatori condannati per reati gravi.

Il testo di M5s, Pd, Leu si rifà alla legge Severino sull'incandidabilità dei condannati in via definitiva. Di fatto, ora la palla passa nelle mani del Consiglio di Garanzia di Palazzo Madama, chiamato a intervenire di nuovo sul tema, dopo la discussa restituzione dell'assegno all'ex senatore Roberto Formigoni.

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