Usa, il piano di Giorgetti: "Biden? Nulla da temere". E così avverte Salvini

A poche ore dalla chiamata della vittoria di Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca, Giancarlo Giorgetti analizza i risultati dal punto di vista della Lega

Usa, il piano di Giorgetti: "Biden? Nulla da temere". E così avverte Salvini
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Joe Biden si prepara a diventare il 46esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Un cambiamento importante di rotta alla Casa Bianca, che modificherà gli scenari internazionli dei prossimi quattro anni. Agli Usa guarda anche l'Italia e guarda la Lega, che con Matteo Salvini ha sostenuto la campagna elettorale di Donald Trump. Il Carroccio, però, ora si adegua alla nuova linea internazionale e a spiegarlo è Giancarlo Giorgetti, responsabile Esteri e numero due della Lega, intervistato da Repubblica. Questo, però, senza fare l'errore di considerare finito il trumpismo e l'onda di sovranismo nazionale, due sentimenti che comunque resistono, come hanno dimostrato i recenti scrutini.

Lo dicono i numeri, il Paese è spaccato e i sostenitori repubblicani non hanno perso il loro entusiasmo. Biden dovrà governare in un Paese diviso, "e non l'ha certo diviso Trump, che perde d'un soffio in qualche Stato come l'altra volta aveva vinto d'un soffio. Non a caso Biden dice di voler ricostruire un senso di ritrovata unità nazionale smarrito negli ultimi anni". Certo, Biden ha raggiunto i 270 grandi elettori e ha vinto, ma Trump non sarebbe Trump se si arrendesse senza combattere e infatti ha più volte chiesto il riconteggio dei voti. "Coi suoi modi rudi e con tutti i media contro, fa quel che hanno fatto i democratici Clinton e Gore quando hanno perso di misura. Anche loro hanno preteso il riconteggio dei voti", ha spiegato Giancarlo Giorgetti, che ora concentra le sue attenzioni più verso il Senato che verso la Casa Bianca.

L'analisi del braccio destro di Matteo Salvini è molto chiara: "Mi sembra più interessante capire se a gennaio i ballottaggi in Georgia assegneranno la maggioranza al Senato ai democratici o ai repubblicani, perché da quel bivio dipenderà in buona parte il destino della presidenza Biden. Non è escluso che sia pure funzionale al neo presidente un Senato repubblicano, per frenare la frangia radicale del suo partito. Altrimenti, al mid term rischia grosso". Al giornalista che gli sottolinea un esito elettivo americano contrario a quanto sostenuto dalla Lega, Giorgetti ribatte che "al di là della simpatia, poi non è che il presidente repubblicano abbia manifestato mai alcun interesse particolare a intervenire nel dibattito italiano in questi anni. Fatta eccezione per due tweet di amicizia per "Giuseppi" Conte, con cui di fatto ha sostenuto la nascita del governo Pd-M.5S". La Lega si dice pronta a dialogare con Biden e afferma che non cambierà nulla da qui in avanti nei suoi rapporti con la Casa Bianca, anche se ora l'interlocutore è un democratico.

"Sappiamo che da parte della nuova Amministrazione ci sarà maggiore curiosità nel capire chi potrà governare in Italia nei prossimi anni. Sarà un bene, non abbiamo nulla da temere, anzi", ribadisce Giorgetti, spegnendo sul nascere il chiacchiericcio di chi insinua il dubbio di un presunto malcontento tra le fila della Lega e già esulta considerando al capolinea il trumpismo e il sovranismo. "Il consenso del trumpismo in America si è confermato. Senza il Covid avrebbe stravinto. Il problema è capire nell'Occidente atlantico quali saranno i postumi economici e sociali di questa grande crisi. Non è detto che i tanto vituperati sovranisti scompariranno", prosegue Giorgetti nella sua analisi, che alla ribattuta del giornalista che si sofferma sulla mancanza dell'importante sponda atlantica per il movimento risponde: "La sponda era più formale che sostanziale. In cosa si sostanziava? Forse la Lega conservatrice aveva una sponda negli Usa? Non direi".

Giancarlo Giorgetti rivendica l'importanza del viaggio organizzato per Matteo Salvini alla Casa Bianca nel 2019 per conoscere Donald Trump e sottolinea la necessità di fare lo stesso anche con Joe Biden, per il quale si dice pronto ad andare dall'altra parte degli Stati Uniti nel caso venisse invitato all'insediamento. Il giornalista di Repubblica scherza sulla mascherina del leader della Lega a sostegno di Trump che, a suo dire, Giorgetti non avrebbe ricevuto. "Che Salvini simpatizzasse per Trump era noto. Io l'ho visto una volta, in un comizio partecipato da bianchi e neri, donne e uomini. Ho capito che quel che mi raccontavano i giornali del cattivissimo Trump non era vero. Ho visto in lui un incrocio tra Berlusconi e Bossi e una certa simpatia l'ho avuta.

Rafforzata dalla sua politica economica", dice Giorgetti, che ribadisce come a incidere maggiormente sulla sconfitta del presidente uscente sia stato il Covid, "ma guai a dare per morto il trumpismo. E i sovranisti".

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