Cercare la sponda di Trump e mettere in mezzo Zelensky, mentre si prosegue nella solita strategia fatta di missili sull'Ucraina e di pretese assolute. Questo il negoziato secondo Mosca la cui unica, potenziale, apertura è quella di un tavolo parallelo in cui discutere le proprie condizioni con gli Stati Uniti ma, ancora una volta, senza un faccia a faccia con la parte a livello di leader ucraina. Putin avrebbe infatti accettato la proposta di Trump di creare due distinti gruppi di lavoro per arrivare alla fine del conflitto. "Il presidente russo ha concordato con la proposta della parte americana", ha confermato il suo braccio destro Yuri Ushakov. Putin ha sentito telefonicamente Trump sia prima che dopo il faccia a faccia tra il tycoon e Zelensky e al di là di queste un compromesso, al momento, sembra difficilissimo.
Le parole dello stesso Ushakov spiegano perfettamente perché. "Per porre fine definitivamente alle ostilità, Kiev deve, prima di tutto, prendere una decisione politica coraggiosa e responsabile, in linea con il lavoro svolto attraverso il canale russo-americano", ha detto il consigliere di Putin, facendo intendere che da parte di Mosca non ci sarà nessun passo indietro sulle proprie pretese. Del resto, alla vigilia del vertice in Florida, lo stesso presidente russo era stato caustico nel dire che se l'Ucraina non vorrà chiudere la guerra con un negoziato, la Russia lo farà con le armi. Non esattamente parole concilianti e pacifiche. Anche perché, ancor Ushakov ha riferito che "i presidenti di Russia e Stati Uniti condividono sostanzialmente lo stesso punto di vista sul fatto che la proposta di cessate il fuoco temporaneo avanzata dagli ucraini e dagli europei non fa altro che prolungare il conflitto e rischia di portare a una ripresa delle ostilità".
Che non sia solo l'Ucraina il nemico ma anche l'Europa, lo ribadisce anche Kirill Dmitriev, il negoziatore russo in contatto con la Casa Bianca: "I grandi leader, il dialogo onesto, gli artefici della pace e il mondo dovrebbero vincere. I guerrafondai e gli imbroglioni dovrebbero pentirsi", come se a muovere guerra fosse stata l'Ucraina o, appunto, l'Europa. Non a caso, il ministro degli Esteri di Putin Sergei Lavrov parla di "partito della guerra europeo" pronto a proseguire il conflitto. "È difficile dire se leader come Ursula von der Leyen, Merz, Starmer, Macron e altri abbiano raggiunto un punto di non ritorno. Quello che vediamo è che finora il partito della guerra europeo ha investito il proprio capitale politico nell'infliggere una sconfitta strategica alla Russia ed è pronto ad andare fino in fondo", ha detto Lavrov. Aggiungendo, una volta di più, che "le truppe europee in Ucraina sarebbero un obiettivo legittimo per le nostre forze armate".
Che non hanno alcuna intenzione di fermarsi negli ormai quotidiani attacchi contro le città ucraine che mettono nel mirino soprattutto edifici residenziali e quindi i civili.
Solo la notte scorsa i russi hanno lanciato una cinquantina di droni colpendo in particolare la regione del Dnipropetrovsk, dove sono state danneggiate anche una scuola, una fattoria e alcuni condomini, così come a Vasylkivska, dopo l'ennesimo raid sulla capitale ucraina dell'altro giorno. Non c'è vertice o compromesso che tenga: la pace secondo Putin sembra infatti un'utopia fatta di missili e pretese. Che soltanto Trump sembra in grado di disinnescare. O almeno di provarci.