Politica

Quel gioco dei ricatti tra Renzi e Gentiloni

L'ex premier a "Porta a Porta": "Sostegno a Gentiloni fino al 2018 se fa le cose". Su Emiliano: "Con le liti si perde faccia del Pd"

Quel gioco dei ricatti  tra Renzi e Gentiloni

Matteo Renzi torna nel salotto di Bruno Vespa a Porta a Porta. L'ex premier inizia la sua intervista parlando del governo e della durata della legislatura: "Lo abbiamo detto in tutte le salse,
l'importante è che si facciano le cose. C'è il pieno accordo con Gentiloni e siamo tutti impegnati a sostenerlo. Fino al febbraio 2018 il percorso della legislatura, è previsto dalle leggi dello Stato". Poi aggiunge: "L'idea è però quella di occupare il tempo senza parlarsi addosso tra politici, ma parlando di cose concrete come vedo si sta facendo".

A questo punto Renzi sposta il mirino su Emiliano e sulla corsa per le primarie dem: "La cosa dei vaccini" detta da Michele Emiliano "mi ha fatto male". "Emiliano non è stato chiaro come sono stati altri Governatori. Non giochiamo sulla pelle della gente alle primarie. Su queste cose non si scherza. Evitiamo di strumentalizzare le questioni che riguardano la vita di tutti. Sui vaccini per prendere un voto in più si perde la faccia e la dignità del Pd". Poi rivolge un appello al partito: "Al Lingotto per ripartire da dove il Pd è partito con l’elezione di Veltroni, a Torino come luogo fisico che dimostra la trasformazione di una città. Dopo le polemiche e i litigi di questi ultimi mesi, che hanno stancato i nostri iscritti e annoiato gli altri, per parlare di proposte". Poi una battuta sulla fine del suo impegno a Palazzo Chigi legata anche al dibattito sulla legge elettorale: "Spero si possa evitare il proporzionale puro e si vada sul Mattarellum. Volevo ridurre le poltrone e l’unica che ho tagliato è la mia...". Poi afferma: "Non è che quando ero a Palazzo Chigi mi criticavano perchè pensavo a una, com’è che dicevano, 'deriva autoritaria' e ora ci si lamenta perchè si va verso il proporzionale".

In merito alla faida interna al Pd spiega: "Penso che alla base di questa scissione ci siano risentimenti personali, in primis di D'Alema e Bersani, ma io credo che la politica si faccia con il sentimento non con il risentimento. Non faccio polemiche contro di loro ma penso che aver tentato per tre mesi di far passare l'idea che il problema della sinistra in Italia fosse Renzi, come Trump per gli Usa e la Le Pen per l'Ue, suoni abbastanza ridicolo alla maggioranza delle persone che vanno alle Feste dell'Unità".

Infine parla anche del padre indagato: "Dire che ’... nè io nè mio padre condividiamo...’ è una piano di discussione che non prendo nemmeno in considerazione. Ci sono due dimensioni profondamente diverse: quella del figlio, per cui se vedo mio padre in difficoltà umanamente sono preoccupato e sono al suo fianco, molto lieto della qualità dei rapporti umani e dei valori nella mia famiglia, ma istituzionalmente non entro nelle indagini e non giudico". E ancora: "Sto dalla parte dei giudici e non metto bocca. Chiedo che si vada a processo, perchè già a lungo mi sono impegnato ad andare a vedere quanti casi non sono andati oltre i titoli dei giornali ma non mi metta in mezzo - dice a Bruno Vespa - Mio padre ha un avvocato, si difende e racconta cosa è successo, fa la sua parte. Da figlio vivo la dimensione umana di questi fatti ma - afferma l’ex premier - sono un rappresentante delle istituzioni". Infine sottolinea: "Nessun legame umano viene prima della legge. Mio padre non si è assolutamente avvicinato ad incarichi pubblici mentre io ero a Palazzo Chigi.

Ma questo è il minimo che potesse fare".

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