Il Pd vuole Mario Draghi al Colle ma «corteggia» Franco Frattini e Marcello Pera per sabotare la candidatura di Silvio Berlusconi. Enrico Letta trama per spaccare il centrodestra, compatto sul nome del Cavaliere per la corsa al Quirinale. In che modo? Fingendo un corteggiamento sfacciato per una personalità di centrodestra. Il tentativo di seminare zizzania tra i partiti e false speranze tra i papabili per la Presidenza della Repubblica sta andando avanti da settimane. L'ultima trappola è stata architettata per l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Dal fronte Pd fanno trapelare - la disponibilità al sostegno su un'eventuale candidatura di Tremonti, nome gradito sia all'area leghista vicina al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che negli ambienti di Fratelli d'Italia. Un bluff. Ce li vedete però Orlando e Orfini votare Tremonti? Il nome dell'ex ministro è l'ennesima azione di disturbo. L'obiettivo è sempre lo stesso: far saltare dal tavolo la candidatura di Silvio Berlusconi e spianare la strada per il passaggio del premier Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Tremonti è solo l'ultimo specchietto per le allodole. Un depistaggio. Prima ancora era toccato a Franco Frattini, finito nella lista (gradita al Pd) dei nomi di centrodestra per il dopo Mattarella. Nel giro di due giorni l'ex ministro degli Esteri di Forza Italia, oggi al vertice del Consiglio di Stato, è stato sedotto e abbandonato dagli emissari del Nazareno. Stesso destino per Marcello Pera: l'ex presidente del Senato è stato intercettato dalla corrente liberal dei democratici per la corsa al Quirinale. Però la trattativa è morta prima di iniziare. Ora il Pd sta tornando alla carica con il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Che però rischia di trasformarsi nella testa d'Ariete di Letta per sfondare il centrodestra e portare al Colle l'ex numero uno della Bce. Letta ha un solo piano in testa: indebolire la candidatura di Berlusconi. «Il centrodestra sbaglia. Silvio Berlusconi è un vicolo cieco, non è una figura istituzionale su cui ci sarà unità», dice il segretario dem al Tg3. Letta vuole Draghi. Ma non tira fuori il nome. Aspetta che sia Berlusconi a farlo. «Non è il momento di fare i nomi. Il nome dovremo deciderlo con i nostri alleati e il centrodestra. Oggi diciamo che Draghi gioca un ruolo fondamentale per il Paese e va tutelato. In questo Parlamento nessuno ha la maggioranza, quindi questo vuol dire che dobbiamo trovare un'intesa non solo sul Quirinale, ma anche sulla continuazione della legislatura» spiega il leader Pd nell'intervista al Tg3. Anche il M5S, guidato da Giuseppe Conte, al netto di qualche uscita pubblica, è d'accordo sul nome di Draghi. Partita chiusa? Le variabili sono tante. Prima: un gruppo di parlamentari grillini teme il voto anticipato con l'ascesa di Draghi al Colle. Seconda: la corrente di sinistra del Pd non vuole il presidente del Consiglio sulla poltrona di capo dello Stato. Tutti potenziali franchi tiratori (per Draghi). L'apertura di Matteo Renzi per un candidato di centrodestra complica però i piani di Letta.
E ora c'è chi manifesta insofferenza per le tattiche lettiane: «Mi auguro che il partito democratico inizi ad andare sotto porta, una posizione troppo difensiva non si addice ad un grande partito che ha fatto della responsabilità la sua ragione sociale. Non possiamo assistere passivi al gioco degli altri», commenta il senatore Pd Dario Stefano.
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