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La mossa di Giorgetti: "Rivedere il blocco dei licenziamenti"

Il ministro ritiene che sia finito il tempo dei rinvii: "I posti di lavoro non si fanno per decreto legge"

La mossa di Giorgetti: "Rivedere il blocco dei licenziamenti"

Blocco dei licenziamenti, destino dell'ex Ilva ed Alitalia: questi alcuni dei temi toccati dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti nel corso del suo intervento alla quarta e conclusiva giornata del Festival dell’Economia di Trento.

Blocco dei licenziamenti

Una misura, quella ereditata dal precedente governo, che secondo il titolare del Mise va analizzata e modificata con urgenza:"Il blocco dei licenziamenti deve essere rivisto e collegato inevitabilmente a quello che è un nuovo sistema degli ammortizzatori sociali che però non può essere quello del mondo pre pandemia", spiega ai giornalisti Giorgetti.

Secondo il ministro si è trattato di una misura eccezionale, da applicare esclusivamente in"una situazione straordinaria come quella seguita alla pandemia, e tale deve rimanere. I posti di lavoro non si fanno per decreto legge", dichiara ancora il ministro, "ma bisogna pensare alla transizione dei lavoratori, delle imprese, e questo si può fare settore per settore". Un esempio su tutti è quello del settore tessile, che continua ancora ad arrancare. Di sicuro al momento i tavoli di crisi sono numerosi, ed è necessario fare ordine e chiarezza, per comprendere innanzi tutto quali sono le priorità nonché le esigenze tanto delle imprese quanto dello Stato:"Bisogna tentare di tornare a fare politica industriale, ma non con lo Stato azionista, bensì con lo Stato regolatore del mercato", puntualizza Giorgetti."Il Piano nazionale di ripresa e resilienza pone le basi per fare impresa in Italia tanto per gli imprenditori italiani quanto per quelli stranieri".

Ilva e sussidi

Da superare assolutamente, spiega ancora il ministro, il circolo vizioso dei sussidi ad aziende ed imprese sulla base di un puro interesse politico: gli interventi pubblici devono arrivare solo dopo attente verifiche. A tal proposito non ci si può esimere dal toccare il tasto dell'ex Ilva, privatizzata nel 1995 ma tornata di recente nell'orbita dello Stato. "Credo che il caso di Taranto sia la sintesi di questioni aperte da anni", dichiara Giorgetti. "Serve l’acciaio a Taranto? Sì, prima di tutto perché abbiamo capito che l’acciaio è strategico per il Paese e l’industria meccanica italiana, la seconda d’Europa. È importante tenere vicino l’acciaio e agli utilizzatori finali". Proteggere l'acciaio di Stato è fondamentale, secondo il ministro, anche perché "è chiaro che non si troverà in alcuna parte del mondo un privato che faccia investimenti a Taranto per rendere l’impianto ecosostenibile, soprattutto per via delle confische pendenti sotto il lato della giustizia amministrativa. Quindi è il classico caso in cui il mercato fallisce e solo lo Stato, in ragione dell'interesse strategico, può assumersi questo rischio". Una volta chiarita la questione giudiziaria, "ci siederemo al tavolo con Mittal".

Alitalia

Anche su questo versante c'è preoccupazione, specie a causa delle ulteriori pesanti ripercussioni seguite alla pandemia:"Sul mercato del trasporto aereo i privati hanno dimostrato di aver fallito", dice Giorgetti. "L’obiettivo resta quello dell’economicità nel processo di collegamento del Paese, ma attenzione: la concorrenza non si farà con le low-cost.

La compagnia dovrà, a giudizio del governo", precisa in conclusione il ministro, "trovare un partner internazionale con cui fare sinergia nel contesto globale delle connessioni".

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