Giorgetti lancia Draghi nella corsa al Quirinale "È lui il più adeguato"

La Lega sospetta un piano Pd per prendere il Colle e punta sulla candidatura del premier

Giorgetti lancia Draghi nella corsa al Quirinale "È lui il più adeguato"

Con settembre si riapre la battaglia per le amministrative ma la sfida a cui pensano i partiti è quella che si giocherà tra pochi mesi, per la successione di Mattarella al Quirinale. Il premier Draghi, in modo più o meno esplicito, è il vero protagonista della partita. Il sospetto della Lega è che il Pd voglia piazzare un suo uomo al Quirinale, e che dietro gli appelli del segretario Letta perché Draghi resti a Palazzo Chigi «almeno fino al 2023» ci sia appunto una manovra Dem per prendersi (di nuovo) il Colle. «Il Pd ha 35 aspiranti presidenti della Repubblica e vuole togliersi dalle scatole la concorrenza di Mario Draghi - ha detto ieri Salvini da Pinzolo -. A decidere cosa farà Mario Draghi può essere solo Mario Draghi. Letta ha avuto un pessimo gusto quando detto che Draghi dovrebbe andare avanti a fare il premier fino al 2023 e non dovrebbe fare il presidente della Repubblica».

È questo il motivo per cui negli ultimi giorni la Lega ha corretto la linea sul tema Draghi-Quirinale. Se nelle settimane scorse aveva lanciato la candidatura di Silvio Berlusconi per il Colle, ora Giancarlo Giorgetti indica una strada diversa. Ospite (da remoto) della kermesse di Affaritaliani.it a Ceglie Messapica, il ministro leghista dello Sviluppo Economico ha detto che per il dopo Mattarella «Draghi è una delle personalità più adeguate, forse la più adeguata in assoluto: credo che prima o poi possa essere la destinazione giusta per lui», sottolineando il «prima o poi, non ho precisato la data», con la tipica prudenza di Giorgetti. Ma in pieno semestre bianco è difficile leggere le parole Le parole del numero due leghista hanno un particolare peso perché vengono lette non solo come la volontà dei vertici della Lega ma anche come un indizio sulle intenzioni del presidente del Consiglio. Il premier infatti, molto parco di dichiarazioni, è abile a far filtrare all'esterno certi messaggi attraverso i suoi ministri più fidati, e Giorgetti è tra quelli.

Questo significa due cose. Primo, che per la Lega Draghi è tornato ad essere la scelta primaria per il Quirinale. Secondo, che l'obiettivo di Salvini - con Draghi presidente della Repubblica - è tornare al governo con un premier di centrodestra, prima ancora del 2023, perchè tolto Draghi l'attuale maggioranza non avrebbe ragion d'essere. Un voto anticipato, dunque, in questo scenario quirinalizio? Risponde il leghista: «Onestamente penso di sì, questa legislatura ha già visto diverse maggioranze. Il governo Draghi aveva una missione chiara e definita riguardante pandemia e Pnrr, mettendo insieme forze politiche molto distanti tra loro. Però poi in democrazia la parola va restituita al popolo, piuttosto che fare soluzioni pasticciate...». Draghi al Colle sarebbe il garante, soprattutto agli occhi dell'Europa, dell'esecuzione del piano di riforme finanziato dai fondi Ue. Ma si libererebbe lo spazio per un governo politico, con il centrodestra favorito in tutti i sondaggi, per questo Salvini porta avanti parallelamente anche il progetto della Federazione. Magari con un premier leghista e anche draghiano, un Giorgetti appunto.

Ma lo spauracchio di un voto anticipato, col centrodestra favorito in tutti i sondaggi, è il motivo per cui l'ipotesi di Draghi al Quirinale non eccita affatto né la sinistra né i Cinque Stelle. Il Pd si è fatto promotore della mozione Draghi premier in questa e nella prossima legislatura. In questo modo i Dem puntano a condizionare la scelta del nuovo capo dello Stato e assicurarsi, in un governo di larghe intese, un posto nella maggioranza. Perciò l'opzione caldeggiata dal Pd è un Mattarella bis, anche se il diretto interessato non aspira al secondo mandato. Ma il pressing su Mattarella è partito e aumenterà nelle prossime settimane.

Anche ai Cinque Stelle, ormai ai minimi termini e con un Conte debolissimo, sono disponibili all'operazione. E malgrado le decine di fuoriuscite e il tracollo elettorale del M5s, i grillini restano ancora il primo partito in Parlamento, fotografia sbiadita di un lontanissimo 2018.

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