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Il giornalista e politico dal cuore nero. Negli anni di piombo perse il fratello Nanni

Una vita nella destra: direttore di Area e del Secolo d'Italia. Entrò in Senato nel 2006. Da ragazzo conobbe il carcere come Nazareno, morto in cella tra mille dubbi

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Marcello De Angelis è finito a al centro di una bufera sollevata da sinistra per via di un post sulla strage di Bologna. Una riflessione, un pensiero, che ha sostenuto l'innocenza degli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini rispetto ai fatti del 2 agosto del 1980.

Ma chi è l'ennesimo «uomo nero» contro cui si è scagliata l'intero arco giallorosso? De Angelis è stato uno storico esponente di quella che una volta veniva chiamata «destra sociale», una corrente interna di Alleanza Nazionale (ma anche del Pdl poi), capeggiata da Gianni Alemanno e con molte sfumature al suo interno. Già direttore di Area, ex mensile di riferimento di quella comunità politica, e del Secolo d'Italia, è stato, prima di diventare senatore di An e deputato del Pdl, il front-man dei 270bis, uno dei principali gruppi di musica alternativa. Giornalista quindi, oltre che politico, ha poi assunto l'incarico di portavoce dell'allora presidente della Croce Rossa, ossia Francesco Rocca. Lo stesso Rocca che sarebbe poi stato eletto governatore della Regione Lazio, ente per cui De Angelis avrebbe seguito la comunicazione istituzionale. Comunicatore, dunque, ma dopo aver intrapreso anche la carriera di grafico e di direttore artistico.

Ma la storia di De Angelis è soprattutto intrisa da gioventù militante. Del resto ha iniziato a fare politica agli inizi degli anni '70, senza mai cambiare collocazione ideale. Figlio di uno sceneggiatore della Rai e di un'insegnante, nato a Roma in una famiglia di origini abruzzesi, ha iniziato nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Msi, per poi aderire a Lotta Studentesca, formazione extramissina. Poi ha contribuito a fondare Terza Posizione. Tp è stata un'organizzazione extraparlamentare, che è stata considerata neofascista, centrata sull'identica ed effettiva opposizione al capitalismo americano e al bolscevismo dell'Urss. E sempre Tp è stata tirata in ballo dagli inquirenti nel periodo subito successivo alla strage di Bologna. Per una serie di vicissitudini, Marcello De Angelis è finito in carcere, prima a Londra e poi, per qualche anno, in Italia. Le fattispecie individuate furono banda armata e associazione sovversiva. Ma la famiglia De Angelis è balzata alle cronache negli Anni di Piombo soprattutto per via di due episodi riguardanti uno dei fratelli di Marcello, ossia Nanni De Angelis. «Piccolo Attila» - come veniva chiamato dall'ambiente - venne tirato in ballo proprio per la bomba di Bologna da Angelo Izzo, uno dei noti esecutori della strage del Circeo (e non solo). Elementari verifiche confermarono la presenza di Nanni De Angelis, il 2 agosto del 1980, in un campo di football americano: quello della finale del campionato italiano. Un elemento incontrovertibile, considerato che quella partita era andata in onda pure sulla Tv di Stato. Il luogo? In provincia di Terni, decisamente distante dalla città felsinea. Ma quando è stato accusato da Izzo, Nanni De Angelis era già morto, dopo un arresto, in seguito a circostanze che definire strane sarebbe eufemistico.

Dopo la prima notte in carcere, Nanni fu ritrovato impiccato. Per la giustizia, fu un suicidio. Ma lo stato delle cose su quel decesso non è mai stato chiarito del tutto. Una vicenda tragica - quella di «Piccolo Attila» - che ha forse contribuito a far sì che Marcello De Angelis insistesse molto, da parlamentare, sulla verità sul caso di Stefano Cucchi. Cognato di Luigi Ciavardini (che è sposato con Germana De Angelis), che da Terza Posizione sarebbe poi trasmigrato nei Nar, per poi essere condannato quale uno dei responsabili della strage di Bologna, Marcello De Angelis è, come un po' tutta la sua famiglia, un cultore del rugby quale disciplina dai connotati spirituali, oltre che sportivi.

Medaglia di bronzo della Croce Rossa, De Angelis è uno studioso di Africa ed Oriente.

Esperto di islam, tratto caratterizzante pure alcune delle sue canzoni (almeno tanto quanto la cultura irlandese), ha scritto un romanzo per Idrovolante Edizioni dal titolo «C'è un cadavere nel mio champagne», oltre a due saggi sull'essere di destra oggi.

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