Coronavirus

Il giorno dopo controlli e vigili Sui Navigli la movida è sparita

Ieri il blitz delle forze dell'ordine lungo la Darsena Uno studente: "Qui prendeva lo spritz pure il sindaco"

Il giorno dopo controlli e vigili Sui Navigli la movida è sparita

Milano Due giorni fa. Zona Navigli. Ore 17.30: il luogo dello «scandalo». Dove «la gente», secondo la vulgata-web, è tornata ad «affollarsi», ricreando il «rischio contagio». L'«esercito degli incoscienti» è stato inchiodato alle sue «criminali imprudenze» da uno adamantino videomaker che ha messo in rete il suo «scoop». Vale a dire? Qualche decina di persone che passeggiavano (lì dove, prima del casino pandemico ne circolavano migliaia). Le immagini sono chiare: il 99% aveva la mascherina, e chi non l'aveva era perché in quel momento stava bevendo o mangiando. Quasi tutti mantenevano una distanza di sicurezza. Eppure sui media galoppa l'indignazione, e il sindaco Giuseppe Sala la cavalca meglio di Raimondo D'Inzeo: «Se continuate così, richiudo tutto». Un'intemerata degna della sua collega Virginia Raggi che l'altro giorno ha avuto l'insolenza di arringare i romani al grido di: «Dovete meritarvela la riapertura dei parchi (sic!)».

Milano. Ieri. Zona Navigli. Ore 17,30: il luogo dello «scandalo» non è più «gremito». Anzi, è deserto. L'«esercito degli incoscienti» vive il suo 8 Settembre, anche se il calendario segna l'8 maggio. Scatta il fuggi-fuggi. Le forze dell'ordine sono presenti in massa. E, per far capire che loro intenzioni, girano con la cartelletta dei verbali già a portata di mano. Tre giorni fa hanno multato (botte da 400 euro!) gli sparuti (e spauriti) commercianti «rei» di un innocuo flash-mob sotto l'Arco della Pace, figuriamoci se si fanno scrupolo di stangare un manipolo di «spritzisti». Lungo la darsena, all'apparire delle divise «nemiche», molti cambiano aria. Dell'«armistizio» non c'è da fidarsi. Tra gli «eroi» che non «disertano», Alessandro e Lara, studenti in love. Sono il prototipo della coppia che fa «incazzare» il sindaco Sala videorlatore.

La «colpa» di Alessandro e Lara? Uno spritz (da asporto e con un triste bicchiere di plastica) lungo la darsena a Milano. Ma Alessandro non ci sta a farsi «cazziare» dal primo cittadino meneghino: «Ma il Sala che ci dice Vergognatevi!, è lo stesso Sala che all'inizio del contagio si faceva fotografare sui Navigli con lo spritz (seduto al bar e con un allegro bicchiere di vetro), sostenendo che Milano non si ferma?». Certo, si può eccepire che dall'epoca di Sala versione-apericena a quella di Sala modello-aperidigiuno la movida è stata contaminata dal veleno Covid-19, ma ciò non basta per dar torto ad Alessandro. Perché la coerenza è un po' come il coraggio: se non ce l'hai, non te lo puoi dare. E Sala lo sa bene. Al pari di tutta quella schiera di presunti «esperti» che urla: «I cittadini non capiscono la gravità della situazione». Ma Lara non si fa fregare dai demagoghi della pestilenza, siano essi politici o virologi (ormai sempre più interscambiabili): «È occhio che giocano sporco. Si stanno preparando l'alibi: se il contagio riprenderà, la colpa sarà di noi cittadini; se al contrario le infezioni spariranno, il merito se lo prenderanno loro. È stato così dall'inizio. E sarà così fino alla fine».

«Chi critica i milanesi è in malafede - interviene un pizzaiolo con la scritta sulla vetrina «Si effettua solo servizio take-away e a domicilio» -. In città circola poca gente. Il metrò è mezzo vuoto. La maggioranza si comporta in modo responsabile. È ovvio che dopo tre mesi tappati in casa, una zona come i Navigli inizi ad essere frequentata da qualche gruppetto di amici».

Situazione analoga nei parchi: «Abbiamo ripreso a correre - spiega un runner «mascherato» -. Si rivedono i bambini e le famiglie. Politici e scienziati dovrebbero essere meno arroganti e più pragmatici. Invece dicono tutto e il contrario di tutto, Noi cittadini siamo un perfetto capro espiatorio. Non bisogna essere un genio per capire che le uniche armi efficaci contro il virus sono vaccino e screening di massa. Perché fingono di ignorarlo?».

Già, perché?

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