Un nuovo contratto di governo, partendo dall'approvazione in Senato del decreto sicurezza bis, per schiacciare l'alleato grillino. Matteo Salvini prova a mettere nell'angolo Luigi di Maio. Imponendo una nuova agenda: flat tax, giustizia, autonomia e sicurezza. Prendere o lasciare. Il capo politico del Movimento non ha alternative. O cede ai diktat del ministro dell'Interno o va a casa (senza poltrona). Il primo banco di prova sarà il passaggio a Palazzo Madama, con voto di fiducia, del decreto sicurezza bis: il provvedimento bandiera per la Lega. L'esame del testo apre una settimana decisiva per il futuro dell'esecutivo gialloverde. Al Senato i numeri sono ballerini: la maggioranza Lega-Cinque stelle potrebbe non reggere. Anche perché con il voto di fiducia, sembra escluso il soccorso di Fratelli d'Italia e Forza Italia che hanno già detto che non voteranno la fiducia al governo Conte. Posizione confermata dal parlamentare di Fi Giorgio Mulè: «Al governo dei litiganti e dei pasticcioni diciamo di mettere da parte l'arroganza e non porre la questione di fiducia: accolgano piuttosto la proposta di Forza Italia per destinare un miliardo per assunzioni, contratti e mezzi per le forze dell'ordine. Sarebbe questo un modo serio per occuparsi realmente di sicurezza». Salvini, per ora, preferisce non fare calcoli ma tiene alta l'attenzione con l'alleato dei Cinque stelle.
Ieri, il ministro dell'Interno, lasciando il Papeete a Milano Marittima, annuncia che oggi sarà in Senato per il voto sul decreto sicurezza bis. Ci sono i numeri per la fiducia? «Non lo so: non mi sono ancora informato ma lo farò nel pomeriggio». Poi si lascia andare a una battuta con i cronisti: «Guardate che bella giornata, ma è ancora presto». Dall'altra sponda, il vicepremier Di Maio non vede pericoli per la tenuta della maggioranza. Ma i numeri smentiscono Di Maio. L'asticella fissata per superare lo scoglio è 161: Lega, Cinque stelle e gruppo misto partono da 167 voti. Ma la partita si gioca sul filo di lana. Al netto dei no, già ufficializzati, delle senatrici Paola Nugnes (ex M5S) e Elena Fattori (M5S) c'è l'incognita su almeno 5 senatori. Anche i malpancisti sono almeno una quindicina. La Nugnes spiega al Giornale il suo no: «Qui non si tratta più di essere o non essere nel contratto, qui si tratta di voler rispettare le leggi italiane, la Costituzione, i trattati internazionali. Oppure di voler criminalizzare un dovere, salvare vite umane e di voler criminalizzare un diritto costituzionale, manifestare. Qui si tratta di voler rispettare lo stato di diritto o diventare un paese barbaro, incurante della civiltà». In cima agli indecisi c'è Alberto Airola: «Non ho ancora deciso se darò o meno la fiducia al governo» ha commentato il senatore grillino interpellato dai giornalisti. Tra i Cinque stelle dissidenti che potrebbero far ballare il governo a Palazzo Madama ci sono Virginia La Mura e Matteo Mantero. Il più critico è Mantero che potrebbe votare contro il decreto sicurezza.
Ed infine tra gli indiziati c'è anche il senatore il senatore Lello Ciampollillo, i cui rapporti con i vertici pentastellati sono da mesi ai minimi termini anche per la questione legata alle restituzioni dello stipendio. Partita che potrebbe risolversi, a favore del governo, con l'uscita dall'Aula dei senatori dissidenti. Che salverebbe la poltrona a ministri e parlamentari grillini. Allontanando (per ora) la crisi di governo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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