L'azienda stava puntando il tutto e per tutto su questi mesi di caldo: specializzata nella produzione di meloni e angurie, la ditta Francescon di Rodigo, in provincia di Mantova, aveva rimpinguato personale e logistica. Ma è stata fermata da uno dei più grossi focolai che si sono sviluppati in questo periodo nel Nord Italia: 97 i lavoratori risultati positivi ai test. A maggio il titolare dell'azienda agricola si era preparato alla riapertura e aveva assunto alcuni operai e il titolare di una ditta di allestimento e logistica costretta a chiudere a causa della crisi economica determinata dal Covid. «Tutti gli anni diamo lavoro a centinaia di persone - aveva spiegato Bruno Francescon ai microfoni di Telemantova - il nostro non è un gesto eclatante, ma una fortuna per noi». Le cose non sono andate esattamente così.
Il nuovo cluster è stato individuato dopo la segnalazione di un medico di famiglia che ha fatto fare un tampone un suo paziente con sintomi febbrili. Lo screening condotto nell'azienda ha fatto emergere la positività di 97 persone, ora in isolamento, su 172 lavoratori esaminati. Sono in corso gli accertamenti sugli altri dipendenti, in tutto 250, che dovrebbero concludersi entro questa mattina. Nel resto della Lombardia i nuovi casi positivi sono 138, di cui 13 debolmente positivi e 16 nel milanese. Cinque i decessi in Lombardia. In generale la situazione contagi comincia a preoccupare. In un solo giorno i casi sono raddoppiati, salendo dai 190 di martedì ai 384 di ieri. Raddoppiano anche le vittime, che salgono dalle cinque di martedì a dieci. Resta invece stabile a 41 il numero delle persone ricoverate in terapia intensiva. Spariscono invece dalla mappa le regioni a zero casi nuovi. Unica eccezione: la Valle d'Aosta.
Proseguono anche i controlli sulle badanti e su chi arriva da oltre confine. E il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri sostiene di essere «pronto a chiudere le frontiere qualora fosse necessario» e non si riuscissero ad effettuare i test su tutte le persone in ingresso.
Il ministro alla Salute Roberto Speranza specifica comunque che la situazione contagi in Italia è di gran lunga migliore rispetto agli altri Paesi europei. «Questo è stato reso possibile proprio grazie alle misure restrittive messe in atto dal Governo e dalle Regioni e ai cittadini che hanno avuto un comportamento responsabile di fronte all'emergenza. Dobbiamo mantenere questo atteggiamento se vogliamo tenere la curva dei contagi piegata».
Il primo passo da fare, per quanto ovvio, è l'utilizzo (serio) della mascherina che, se adoperata da tutti e nel modo giusto, basterebbe da sola a permettere la convivenza con l'infezione. A confermarlo è la fondazione Gimbe nella sua ultima ricerca. «Nelle ultime settimane - spiega il presidente Nino Cartabellotta - l'utilizzo della mascherina in luoghi pubblici è diventato paradossalmente anche terreno di scontro politico, con deplorevoli gesti da parte di rappresentanti delle istituzioni e più in generale di una frangia di politici, professionisti e cittadini che minimizzano i rischi dell'epidemia e ritengono inutile l'utilizzo della mascherina, arrivando talora a (s)qualificarla come un bavaglio imposto». «Nel mezzo di una pandemia dove tutte le misure di protezione giocano un ruolo cruciale - ribadisce Cartabellotta - le mascherine rappresentano il segno di una nuova normalità per una sicura convivenza con il virus.
Non è accettabile che la violazione di norme imposte a tutela della salute venga sbandierata come espressione di libertà: come recentemente ricordato dal presidente della repubblica Sergio Mattarella, infatti, si deve evitare di confondere la libertà con il diritto far ammalare altri».
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