"Quel giorno rappresenta l'11 settembre italiano"

Damilano: «Capimmo cos'è la paura, l'ansia di un attacco imprevedibile riuscito nei dettagli»

Il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani, il 9 maggio 1978
Il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani, il 9 maggio 1978

Roma - Un libro per ricordare quei giorni, ma anche per «liberare» Aldo Moro. Questo il senso di Un atomo di verità - Aldo Moro e la fine della politica in Italia, di Marco Damilano, direttore dell'Espresso, che racconta a 40 anni dai fatti il sequestro, la prigionia e la morte dello statista democristiano, ma che vuole anche ricordare quello che Moro ci ha lasciato, e recuperarlo alla memoria comune.

«Penso che Moro vada liberato dalla prigione delle Br in cui è stato confinato da 40 anni», spiega l'autore, che quel giorno di marzo del 1978 era solo un bambino, e che passò con il minibus della scuola proprio a quell'incrocio, in via Fani, pochi minuti prima dell'agguato e dell'uccisione degli uomini della scorta di Moro. Anche la portata emotiva dell'evento trova spazio nel libro, visto che quel 16 marzo è per Damilano «l'11 settembre italiano», da un lato per l'enormità di un gesto come il rapimento dell'uomo «architrave del sistema politico italiano», e dall'altro appunto per le sensazioni che quell'evento ha impresso in ognuno di noi, e che sono rimaste sedimentate nella memoria, sia personale che collettiva, da allora: «Quel giorno - scrive il direttore dell'Espresso - abbiamo conosciuto cos'è la paura, l'ansia di un attacco imprevedibile e riuscito fin nei dettagli». Ma l'altro spunto di questo libro, Damilano l'ha trovato nel «liberare» Moro, raccontandone gli aspetti umani e la visione politica, e non solo l'immagine di un prigioniero, stanco, immortalato davanti allo stendardo delle Brigate Rosse. «A via Mario Fani - scrive Damilano - è finita in Italia la politica come leva privilegiata del cambiamento, e oggi la politica invece non coltiva speranze ma cavalca paure». E se è un caso che un libro che celebra un anniversario si ritrovi a uscire proprio dopo le elezioni, non lo è di certo il parallelo che l'autore fa da quella che era la politica in quell'«anno di mezzo» tra 1968 e 1989, tra contestazione e caduta del muro di Berlino. Per Damilano di quel 1978 c'è poco da invidiare se non un elemento: la politica dei partiti che, allora, si poneva l'obiettivo di rappresentare la società. In questo mille miglia lontana da quella attuale.

Di fronte alla frattura profonda tra classe politica ed elettori, tra sentimenti anticasta e frustrazione di fronte al proliferare di promesse prima delle urne, suona ancora più profetica la frase scritta da Moro al deputato Dc Riccardo Misasi: «Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica