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Giovani e lavoro le priorità della manovra "leggera"

Con una dotazione di 25 miliardi, gli obiettivi primari sono taglio del cuneo, assunzioni più facili e bonus bollette

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«Abbiamo di fronte la legge di Bilancio, con poche risorse da spendere, le concentreremo sulle nostre priorità, a partire dalla difesa del lavoro e dei salari, dalla sanità e dalla natalità». Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento all'assemblea nazionale di Fdi ha confermato l'intenzione di moderare gli sforzi da concentrare sulla legge di Bilancio. L'ipotesi di un ammontare nell'intorno dei 25 miliardi di euro oggi non sembra più campata per aria, considerato che la probabile revisione al ribasso delle stime di crescita 2023 e 2024 al di sotto dell'1% annuo costringerà a contenere il deficit se lo si vorrà mantenere nella soglia del 3,7% previsto per l'anno prossimo. Sono fatti salvi escamotage dell'ultima ora come il computo di spese future nell'anno corrente, ad esempio quelle legate al Superbonus. Oppure l'utilizzo di acconti di imposte future come la global minimum tax al 15% dalla quale il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, vorrebbe incamerare 4 miliardi circa.

Le spese, pertanto, dovrebbero concentrarsi sui 9-10 miliardi della conferma dl taglio del cuneo fiscale. Un altro paio di miliardi andrebbe al potenziamento della flessibilità in uscita per migliorare le possibilità di impiego dei giovani. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso intende facilitare il turnover consentendo ai pensionandi di formare un under 35 neoassunto passando al part-time. In Svezia e Norvegia il lavoratore anziano percepisce mezza pensione e mezzo stipendio continuando a contribuire al suo montante previdenziale. In Italia replicare il sistema potrebbe aumentare gli esborsi Inps o quelli del Tesoro se fossero applicate nuove forme di decontribuzione. Il governo sta inoltre ragionando sull'opportunità di prorogare gli aiuti sulle bollette. Il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto, ha confermato che è «in corso una valutazione», che coinvolge anche l'Iva agevolata al 5% sul gas. Anche questo intervento impegnerebbe almeno un altro paio di miliardi che si aggiungerebbero ai 4 miliardi reclamati a vario titolo dalla sanità e agli 8 miliardi delle spese indifferibili.

Puntando su queste priorità si raggiungono facilmente i 25 miliardi inizialmente ipotizzati. Resterebbero scoperte le misure a favore della natalità e di sostegno alla famiglia. Considerata la loro applicazione iniziale alle fasce più deboli (redditi inferiori a 35mila euro annui), la spesa potrebbe anche in questo caso essere contenuta. Per migliorare il contesto, secondo quanto indicato dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, occorrerà accelerare sulla spending review dei ministeri (superando il tetto prefissato di 1,5 miliardi) e, soprattutto, tagliare alcuni sconti fiscali.

Maggiore sarà il risparmio (l'obiettivo ambizioso è 5 miliardi, probabilmente ci si fermerà a meno della metà) maggiore le disponibilità aggiuntive cui potranno contribuire anche la stretta sulle indicizzazioni delle pensioni.

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