Girandola a La7: Travaglio si piega a Santoro. Torna la Gruber, Floris chiude (metà) bottega

Tregua armata a Servizio Pubblico. Floris chiude (metà) bottega

Girandola a La7: Travaglio si piega a Santoro. Torna la Gruber, Floris chiude (metà) bottega

Porte girevoli a La7. Il palinsesto della rete di proprietà di Urbano Cairo è un risiko di anchorman , un domino di giornalisti. Conduttori che vanno, collaboratori che vengono, altri che si scansano per spostarsi in altri spazi. Un andirivieni, con qualche colpo di scena. Come quello, più che inatteso, di Marco Travaglio che ammaina l'orgoglio e, stando alle indiscrezioni di Dagospia , decide di cantare o tacere «al fischio del domatore», almeno fino al varo di Announo di Giulia Innocenzi, il prossimo 13 novembre. Una retromarcia come poche se ne sono viste nella pur breve storia dell'Italietta catodica. E una vittoria di Michele Santoro. Ma le novità non si fermano qui.

Da lunedì prossimo, smaltita la convalescenza per il malore che l'aveva colpita lo scorso 15 settembre, Lilli Gruber riprenderà il suo posto a Otto e mezzo . Bene così. Giovanni Floris che l'ha sostituita in questo mese e mezzo di assenza, però non riprenderà diciannovEquaranta , ma andrà a occupare lo spazio del weekend. A confermarlo è proprio Urbano Cairo: «La striscia quotidiana in quell'orario ha bisogno di tempi lunghi per consolidarsi», analizza l'editore. «Invece, sull'onda dei buoni risultati di questo periodo, abbiamo individuato per Floris uno spazio più immediato che farà da traino alla prima serata del sabato e della domenica». In pratica, la collocazione che fu di In Onda . Da buoni amici, appartenenti entrambi alla scuderia di Beppe Caschetto, Lilli cederà, e volentieri, l'edizione di Otto e mezzo del sabato, mentre Giova avrà una mini-striscia con un titolo e una confezione inediti dalle 20,30 alle 21,15. Si vedrà se da inizio novembre, o da gennaio per avere più tempo per metterla a punto. Rivelatosi sbagliato il tentativo dell'approfondimento pre-tg, dopo il can-can che a inizio estate aveva portato al divorzio dalla Rai che gli negava la striscia, era impensabile che Floris si rassegnasse alla sola serata del martedì. Inoltre, c'è anche un profumato contratto da onorare (4 milioni in tre anni). Dunque, ecco trovata la quadra.

Più clamorosa è invece la ricomposizione della ditta Michele & Marco. È pur vero che tra i due complici ci sono componenti umane ignote ai più, e provate dalla comune e lunga militanza nel Pat (Partito dell'antiberlusconismo televisivo). Ed è anche vero che la partecipazione del Fatto quotidiano con una quota del 30% alla Zerostudio's di Michele Santoro sconsigliava il divorzio. Tuttavia, era parso alla maggioranza degli osservatori che i margini per una ricucitura fossero minimi se non nulli. Tornando sul suo abbandono dello studio di Servizio Pubblico , Travaglio aveva scritto di «pollaio gabellato per contraddittorio» e si era chiesto «cosa rimane del giornalismo come lo conosciamo tutti, nei talk show?». Troppo poco per giustificare ancora la sua partecipazione. Invece, Santoro è riuscito a ricomporre la rottura.

E a garantirsi il contributo di audience del suo storico collaboratore. Il quale dubitiamo abbia compreso che «il giornalismo» non equivale all'assenza di contraddittorio. E avrà invece accettato di perdere un po' la faccia piuttosto che perdere troppa visibilità.

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