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La "gita" americana inguaia i giallorossi. Niente rinvio per il verdetto su Salvini

Maggioranza senza Grasso e Giarrusso. Lamorgese: nessuno si sottrae alla legge

La "gita" americana inguaia i giallorossi. Niente rinvio per il verdetto su Salvini

Mandare due membri della Giunta per le immunità del Senato in gita negli Stati Uniti sotto l'insegna dell'Antimafia. Dev'essere parsa la scusa ideale per inceppare la giunta per le immunità e provocare lo slittamento del voto sul processo a Salvini a dopo le elezioni in Emilia Romagna. Ma il piano vacilla: da due giorni in giunta si combatte a colpi di regolamento e la maggioranza soccombe a causa dei due assenti.

Uno dei due senatori in trasferta americana, Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, ha un curriculum indiscutibile. L'altro, il grillino Mario Giarrusso, ha un unico requisito: è siciliano. Grasso e Giarrusso in America. Poteva suonare come una scusa seria, è finita stile cinepanettone alla Vacanze in America. I due, in partenza per i cinque giorni con sosta a Quantico a deporre una corona davanti alla statua di Falcone, incontri con una serie di magistrati, politici e investigatori, ma anche una sfilza di pranzi e cene di gala e un paio di pomeriggi liberi per lo shopping, si erano fatti promettere dal presidente della giunta per le immunità Maurizio Gasparri che non si sarebbe votato su Salvini e il caso Gregoretti prima del loro ritorno previsto per il 18. La data del voto era stata fissata all'unanimità per il 20 gennaio. Poi i giallorossi hanno capito che mandare a processo Salvini sul caso dei migranti di nave Gregoretti sotto elezioni avrebbe portato voti al centrodestra.

Nei giorni di assenza quindi, la maggioranza ha completato la manovra dilatoria presentando una richiesta di approfondire l'accusa di sequestro per il porto chiuso alla nave dei migranti. Gasparri ha messo la proposta ai voti ed è esplosa la bagarre: «Avevate promesso di non votare mentre i colleghi sono in missione», hanno protestato i 5s che hanno poi abbandonato l'aula insieme al resto dei giallorossi. Ma il senatore azzurro, regolamento alla mano, ha ribadito che l'impegno valeva solo per il voto finale e non era giustificata una paralisi dei lavori della giunta facendo imbufalire Grasso.

Respinta la richiesta di approfondire il caso Gregoretti, presentata per prendere tempo, ieri si è riunito l'ufficio di presidenza della giunta ma la coalizione, ancora decurtata dei due senatori «americani», ha rinunciato a proporre a votare il rinvio del voto su Salvini causa elezioni in Emilia. «Non ci sono impedimenti regolamentari che giustifichino il blocco dei lavori», ha ribadito Maurizio Gasparri. Oggi la maggioranza giocherà l'ultima partita nella conferenza dei capigruppo cui potrebbe chiedere di imporsi sulla giunta. Una forzatura per porre rimedio alla gita in America. Curioso che mentre i giallorossi rinviano il giudizio su Salvini, il ministro Lamorgese in tv anticipi il verdetto: «Nessuno può sottrarsi alla legge». Il ministro ha anche auspicato «l'ampliamento della platea dei permessi umanitari» ai migranti.

Dopo il voto in Emilia, naturalmente.

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