Dopo il primo giro di consultazioni al Colle sono tre gli scenari per uscire dalla crisi di governo: il ritorno al voto, la nascita un esecutivo Pd-Cinque stelle o Lega-M5S. Ieri il leader del Carroccio ha compiuto un altro passo per siglare la pace con i pentastellati. Dal fronte grillino il capo politico Luigi di Maio non ha sbattuto la porta in faccia al vicepremier leghista. Due opzioni sul tavolo: premier e ministri cambiano in base alla maggioranza che si formerà in Parlamento. Nel primo scenario, un accordo Pd-Cinque stelle, per la poltrona di Palazzo Chigi in corsa almeno tre nomi: Marta Cartabia, Raffaele Cantone ed Enrico Giovannini. Il leader dei Cinque stelle Di Maio avrebbe dato l'ok per la soluzione Cantone e ci sarebbe il via libera anche di Roberto Fico. Nome che però non starebbe bene ai vertici nazionali (non campani) dei Cinque stelle. Cantone pagherebbe il legame con l'ex premier Matteo Renzi. Restando nel campo degli esterni salgono le quotazioni (con la benedizione di Nicola Zingaretti) di Enrico Giovannini, presidente dell'Istat fino al 2013 e già ministro del Lavoro con il governo guidato da Enrico Letta. Di Maio non avrebbe opposto alcun veto sul nome di Giovannini ma non vorrebbe concedere al Pd la scelta. Dunque, il compromesso sul premier porterebbe al nome di Marta Cartabia vicepresidente della Corte Costituzionale. Se il capo dello Stato Sergio Mattarella dovesse suggerire un premier politico, per costringere le due forze a non sabotare la vita dell'esecutivo, allora la rosa sarebbe ampia. In casa Cinque stelle sono tre i papabili: Luigi Di Maio, Roberto Fico e Vincenzo Spadafora. Con quest'ultimo che godrebbe di simpatie anche negli ambienti dem. Tramontata l'ipotesi di un Conte bis per il veto di Nicola Zingaretti. Caduto, invece, il veto sul capo politico dei Cinque stelle che potrebbe spuntarla. Sul nome politico, il Pd darebbe il via libera a Roberto Fico ma c'è il no di Di Maio. Partita, dunque, ingarbugliata con veti incrociati nel caso di un presidente politico. Nel caso, difficile, la scelta del premier dovesse toccare al Pd, sul tavolo c'è solo il nome del segretario Zingaretti. Più complicata la partita dei ministri. La discontinuità, chiesta da Zingaretti, non riguarda solo i ministri uscenti dei Cinque stelle ma anche quelli Pd dei governi Renzi e Gentiloni. Unica deroga per Di Maio che dovrebbe essere riconfermato nella squadra dei ministri. Tra i promossi in casa grillina ci sarebbero Carla Ruocco, Paola Taverna e Stefano Patuanelli. Con Danilo Toninelli e Alfonso Bonafede retrocessi nei gruppi parlamentari. C'è il caso Alessandro Di Battista: l'ex parlamentare grillino non vorrebbe restare a casa. Ma è difficile che accetti un incarico di governo con un'alleanza con il Pd. Zingaretti ha il problema dei renziani: Boschi e Lotti non entrano nell'esecutivo. Ma la pattuglia del rottamatore è determinante per la nascita del governo giallorosso. E Renzi sicuramente non vorrà dare il sostegno a costo zero. Tra i renziani potrebbe entrare nell'esecutivo Ettore Rosato. Mentre i nomi su cui punterebbe Zingaretti sono Goffredo Bettini e Andrea Giorgis. Cambia lo schema per Palazzo Chigi e pattuglia di ministri in caso di un ritorno di fiamma con la Lega. Ieri Salvini ha lanciato l'amo. In quel caso, la soluzione sarebbe tutta politica. Con un cambio a Palazzo Chigi: via Conte, dentro Di Maio. Il capo politico dei Cinque stelle vuole provarci. E non è un caso che ieri, al termine del colloquio con Mattarella, abbia elencato solo i punti programmatici. Senza citare Conte e future alleanze. Con Di Maio a Palazzo Chigi, Salvini resterebbe vicepremier. Giancarlo Giorgetti traslocherebbe al ministero dell'Economia.
Mentre Riccardo Fraccaro andrebbe a occupare la poltrona di sottosegretario a Palazzo Chigi. Resterebbe il nodo relativo ai ministri Elisabetta Trenta (Difesa) e Danilo Toninelli (Infrastrutture). Di cui Salvini ha chiesto la testa.
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