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Il giudice dà ragione a Carrai sul pm anti-Renzi

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Oggi, al tribunale di Firenze, Matteo Renzi torna a confrontarsi con il suo accusatore, sul ring del processo «alla rovescia» che lo vede imputato per finanziamento illecito. L'inchiesta Open, dal nome della fondazione dell'ex premier che organizzava la celebre Leopolda, si trascina ormai dal 2018, e «siamo ancora solo all'udienza preliminare», ricorda Renzi, segno che, sottolinea ironicamente, «tutte queste prove che raccontavano di avere con ogni evidenza non le hanno», e che il caso montato contro di lui dal procuratore aggiunto fiorentino Luca Turco aveva un sapore molto più politico che giudiziario. Se l'ultima volta, nel marzo scorso, il leader di Italia viva si era presentato in aula con un pacco di «quadernetti rossi per la toga rossa», contenenti l'articolato e dettagliato atto di accusa sulle «violazioni e gli atti illegittimi» attribuiti ai pubblici ministeri, oggi ci torna forte di una pronuncia dei giudici di Genova che suona come uno smacco imbarazzante per la gestione dell'accusa da parte di Turco. Ieri infatti la Gip Nicoletta Guerrero ha dato ragione all'imprenditore fiorentino, amico e collaboratore di Renzi, Marco Carrai, che aveva presentato tramite i suoi legali due denunce per falso in atto pubblico contro il pm titolare del caso Open. Denunce conseguenti alla sentenza della Cassazione che nel 2022 aveva stangato pesantemente l'inchiesta Open, dichiarando illegittimi i sequestri di documenti e materiale informatico e telefonico subiti da Carrai, e decretandone la restituzione «senza trattenimento di copia». In pratica, ordinando ai pm di distruggere ogni copia dei dati in loro possesso, che invece vennero inoltrati in blocco al Copasir. La procura di Genova (che è la sede territorialmente competente nei procedimenti contro i magistrati di Firenze) aveva chiesto l'archiviazione delle denunce di Carrai, ma la Gip ha respinto la richiesta e ha stabilito che la procura ha altri 4 mesi per approfondire il caso. «Si tratta di uno smacco enorme per Turco», dicono i renziani.

L'avvocato difensore di Carrai, Massimo Dinoia, ammette che si tratta di una pronunci assai significativa: «É la prima volta che mi capita di denunciare per falso un magistrato. E il Gip ha in pratica detto che è bene procedere e non archiviare, come chiedeva l'accusa: non è roba da poco».

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