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"Giuseppi" fugge dalla crisi Passerella in Meridione e pioggia di finanziamenti

Il premier presenta in pompa magna il vecchio progetto: i risultati si vedranno, forse, nel 2030

"Giuseppi" fugge dalla crisi Passerella in  Meridione e pioggia di finanziamenti

Il premier Giuseppe Conte scappa da Roma, e dopo quasi due anni a Palazzo Chigi si ricorda del Sud. In fuga dalle tensioni nella maggioranza, che rischiano di spingere l'esecutivo verso la crisi, l'avvocato del popolo vola a Gioia Tauro, nel profondo Mezzogiorno, per presentare con i ministri Giuseppe Provenzano (Sud) e Lucia Azzolina (Pubblica istruzione) il piano per il Sud: 123 miliardi di euro in 10 anni. L'obiettivo è accorciare le distanze tra Nord e Sud dell'Italia.

Nei fatti è solo una passerella che punta a distogliere l'attenzione dai litigi tra Pd-Cinque stelle e Italia Viva. Missione fallita: le tensioni restano. I renziani non cedono e attendono la maggioranza al varco: il 24 febbraio in Aula arriva l'emendamento del deputato azzurro Enrico Costa che può affossare il lodo Conte sulla prescrizione. I risultati dell'agenda Conte per il Sud si vedranno nel 2030. Ma il capo del governo ha fretta di annunciare agli italiani la ricetta per il rilancio del Mezzogiorno. Un piano ricicciato con poche novità. E soprattutto senza interventi shock. Tra le misure previste, gli investimenti sulla filiera dell'istruzione, a partire dalla lotta alla povertà educativa minorile, con l'apertura delle scuole per un maggior numero di ore al giorno, il potenziamento dell'edilizia scolastica, l'estensione della No Tax area, l'attrazione dei ricercatori al Sud, l'ammodernamento delle infrastrutture, per «spezzare l'isolamento di alcune aree del Mezzogiorno e l'isolamento dei cittadini in condizioni di bisogno», con il rinnovo della dotazione tecnologica sanitaria.

Un pezzo del piano introduce l'estensione dei finanziamenti del Fondo infrastrutture sociali per comuni medi e piccoli, l'investimento in nuovi nidi, nell'inclusione abitativa per cittadini e lavoratori svantaggiati e nelle «Case della salute». Il piano si articola in due fasi. Nel triennio 2020-2022, l'obiettivo è la «massimizzazione dell'impatto delle misure previste nella Legge di Bilancio 2020, che consenta di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno». Una seconda fase, poi, è prevista nella nuova programmazione per il periodo 2021-27 della politica di coesione nazionale ed europea. Tra le «missioni» del piano c'è anche il rafforzamento «della vocazione internazionale dell'economia e della società meridionale» e l'adozione di una «opzione strategica mediterranea, anche mediante il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES) e i programmi di cooperazione allo sviluppo».

Nessuna misura nuova per il lavoro: nel Piano Sud 2030, oltre a un «processo di rigenerazione delle amministrazioni pubbliche», sono previste misure per «rafforzare la competitività del sistema produttivo» e «la creazione di buona occupazione per giovani e donne».

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