Era il premier con la pochette di cittadinanza, è diventato un simulacro con il golfino da emergenza. Come se bastasse cambiarsi d'abito per contenere i contagi dell'epidemia del Coronavirus sbarcato nel Nord Italia con tutto il suo carico di insicurezze, paranoie, psicosi. Come se bastasse dismettere la foggia da inappuntabile avvocato pugliese e indossare capi casual per dare l'illusione di un governo che non ha sbagliato nulla. Che si è rimboccato le maniche. Tra quarantene, serrande abbassate e mezzi pubblici deserti. E non importa se, durante lo scorso fine settimana concitato, nei momenti più delicati di una crisi che continua i ministri non hanno pensato di rinnovare l'armadio.
Roberto Speranza si è presentato alle riunioni in Protezione Civile con la solita giacca e l'immancabile cravatta. Come lui il titolare degli esteri Luigi Di Maio, che si è concesso degli strappi alla regola della formalità soltanto quando si è dimesso da capo politico del M5s e mentre pomiciava a Villa Borghese con la fidanzata. Ma questa è un'altra storia. Torniamo a Conte. Si mormora che dietro l'immagine del risolutore di problemi dall'aspetto informale ci sia lo zampino del portavoce Rocco Casalino. Ma sono solo maldicenze. Come quelle, smentite, di un'irritazione del Colle per la comunicazione ipertrofica di Palazzo Chigi. Secondo le malelingue del Palazzo, Conte ha voluto sfruttare la situazione per rilanciare la sua immagine subito dopo giornate in cui il governo sembrava traballare a causa delle marachelle di Matteo Renzi. Per chi crede alla buona fede della war room di Chigi, il maglioncino serviva solo a trasmettere un po' di sicurezza nelle case degli italiani, dove Conte in pochi giorni è entrato ben sedici volte, compresi i collegamenti con i salotti nazional - popolari di Mara Venier e Barbara D'Urso. Peccato che secondo molti analisti economici questa comunicazione di crisi rischia di trasformarsi in un boomerang per l'Italia agli occhi dell'estero. Già è difficile immaginare un presidente del Consiglio in pullover e camicia, figurarsi l'impeccabile Conte, il quale raramente si è separato dalla sua pochette.
A onor del vero, l'ex avvocato del popolo ci è cascato altre volte.
In polo griffata Protezione Civile durante il sopralluogo sulle macerie del Ponte Morandi a Genova il 14 agosto del 2018. E il 13 novembre dell'anno scorso in occasione dell'acqua alta a Venezia. Anche allora col golfino, in ossequio all'emergenza.
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