
Federica Lucisano, classe 1967, romana doc, è una delle figure più autorevoli della produzione cinematografica italiana. Figlia d'arte - suo padre è il celebre produttore Fulvio Lucisano, fondatore di Italian International Film. Produttori che vantano pellicole quali: Fantozzi il ritorno, Ricomincio da tre, Una notte di chiaro di luna con Lina Wertmüller, Maschi contro femmine, Notte prima degli esami che ha fatto da apripista alla commedia moderna, Io e te dobbiamo parlare con Siani e Pieraccioni... Federica è sicuramente una voce autorevole e competente per capirne di più rispetto allo scandalo dei fondi erogati al cinema e spesso destinati a pellicole mai realizzate o con incassi pari allo zero.
Secondo la sua grande esperienza quali sono le criticità principali nel sistema di erogazione dei fondi al cinema Italiano?
"Secondo la mia esperienza, ma lo dico anche in qualità di vice presidente dell'Unione produttori Anica, le criticità derivavano dal fatto di considerare il tax credit come la principale fonte di copertura del budget del film e non il completamento del suo finanziamento. Con le correzioni effettuate dal ministro Sangiuliano e successivamente recepite dall'ultima norma pubblicata dal ministro Giuli, questo vulnus è stato sanato. Così come è stato sanato anche il tema della circolazione dei film".
Tax Credit: negli ultimi anni si è passati da un tetto di 50 milioni a oltre 700 milioni. Questa crescita ha peggiorato i controlli?
"Premesso che i 700 milioni di euro non sono solo appannaggio del tax credit, ma costituiscono il fondo totale destinato al settore audiovisivo: contributi selettivi, automatici, tax credit al cinema e alla fiction, alla distribuzione, contributi alle sale, ai festival, alla promozione internazionale e altro".
Al tax credit per la produzione italiana cinema e fiction va solo una parte minoritaria di questi 700 milioni.
"Per quanto mi concerne, come produttore assicuro che i controlli per verificare il possesso dei requisiti vengono fatti, opera per opera. Non viene autorizzato nulla che non sia stato controllato puntualmente rispetto ai requisiti e ai documenti allegati".
Qual è la sua visione rispetto alla stretta che il governo sui fondi a pioggia anche soprattutto rispetto a pellicole che portavano in sala 10 persone?
"Io sono favorevole alla stretta di governo rispetto all'obbligo di circolazione dei film. Mi rendo conto che comunque potrebbe essere complicato nel rapporto con gli esercenti, ma il principio è nobile e lo condivido".
Secondo lei c'era un sistema collaudato di favoritismi che hanno portato ad alterare il mercato del cinema Italiano?
"Non ne ho avuto percezione. La norma sul tax credit nazionale è impostata secondo logiche automatiche di erogazione di finanziamento, una volta soddisfatti determinati criteri oggettivi".
Cosa pensa rispetto al caso degli oltre 800.000 euro per un film mai realizzato sul tax Credit concessi al killer di villa Pamphili?
"Nel caso specifico, l'erogazione del tax credit riguarda film internazionali con regole diverse da quelle applicate ai film italiani. Pertanto non conoscendo i dettagli, presumo che il ministero abbia applicato la norma che probabilmente aveva dei buchi che andranno corretti, come già dichiarato dal ministro Giuli. Ripeto, è necessario distinguere le norme che finanziano i film italiani da quelli internazionali. Non mettiamo in crisi un intero settore per un criminale che oltre a beffare le leggi italiane ha ucciso barbaramente due anime indifese".
Lei ritiene che ci sia una responsabilità politica diretta rispetto all'opaca gestione di fondi al cinema durante i governi di centro sinistra?
"Non ritengo che ci siano stati favoritismi di tipo politico, essendo il finanziamento legato a criteri di automatismo sostanzialmente di tipo economico e tecnico".
In che modo l'affiliazione politica di certi produttori ha influenzato l'accesso ai fondi?
"Per quanto detto, non rilevo criticità di questo tipo, non vedo un nesso tax credit/voto politico. Credo però che sia necessario introdurre il parametro di valutazione del Reference system: quanti anni ha la società di produzione, la sua storia, quanto fatturato, quanto produce annualmente, quanti dipendenti, quanti film e così via. Premialità e storia devono essere le nuove linee guida".
Le indagini parlano di film mai girati, nonostante i finanziamenti. Come hanno fatto secondo lei a superare i controlli? Un problema di falsi certificati o collusioni?
"Non conosco le carte e non sono in grado di affermare nulla a riguardo. È importante avere maggiori controlli ma attenzione a non esasperare un'eccessiva burocratizzazione che rischia di ingessare il sistema. Stiamo attenti a non confondere un'industria sana che crea oltre 130mila posti di lavoro, e mettere a rischio un'intera filiera per qualche mela marcia. Per quanto riguarda i film mai girati non penso si debba fare riferimento ai film nazionali che per ottenere il tax credit, come detto, devono soddisfare specifici criteri".
Secondo lei, certi film impegnati ricevevano fondi più facilmente? È una strumentalizzazione politica o c'è un fondo di verità?
"Sicuramente i cosiddetti film difficili ricevono finanziamenti selettivi,
da non confondere con il tax credit, da un'apposita Commissione. C'è storicamente una tendenza a snobbare le commedie che rappresentano l'ossatura della nostra cinematografia sia dai premi che dai finanziamenti statali".