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Giustizia, l'ex assessore: "Vi racconto il tritacarne in cui sono finito"

L'ex assessore ai Giovani del comune di Genova racconta, attraverso un libro, quanto subito a causa dei rapporti tra certo giornalismo e certe magistrature.

Giustizia, l'ex assessore: "Vi racconto il tritacarne in cui sono finito"

L'ex assessore al comune di Genova Massimiliano Morettini non è guarito da quella che definisce una "malattia", ossia la passione politica, ma certo la vicenda che stiamo per racconatare non ha coadiuvato una vocazione per l'amministrazione della cosa pubblica. E non ha abbattuto neppure la fiducia nella Giustizia.

Siamo nel 2008 e, nel capoluogo ligure, scoppia uno scandalo che le cronache ribattezzano "Mensopoli". Morettini, che in seguito verrà scagionato del tutto, viene sottoposto ad indagini, mentre il contenuto di parecchie intercettazione finisce sulla cronaca locale.

Questa è una storia che riguarda tanto i rapporti tra politica e giustizia quanto quelli tra certo giornalismo e certe magistrature. La vicenda che ha colpito Morettini viene raccontata oggi attraverso le pagine di "Quella volta che sono morto", un'opera edita da Erga Edizioni in cui il protagonista rammenta, in prima persona, i sei giorni in cui ha avuto paura d'inciampare in qualcosa che non aveva neppure sfiorato. Prima di addentrarci nelle particolarità di quello che assomiglia ad un caso paradigmatico di questi tempi, conviene evidenziare un dettaglio: l'ex assessore non è stato soltanto un esponente del centrosinistra ligure ma anche uno dei promotori del Genoa Social Forum al G8 di Genova.

"Rispetto della legalità e giustizialismo non sono affatto la stessa cose - premette l'ex amministratore, ascoltato in merito alle sue vicissitudini da IlGiornale.it - . Ma è vero purtroppo che nel corso di questi ultimi anni una parte della sinistra ha confuso rispetto della legalità e giustizialismo, abbandonando il suo alveo naturale che sarebbe quello del garantismo".

Morettini non ha difficoltà a ricordare le fasi clou delle perquisizioni: "Un giorno si presenta la Guardia di Finanza. Avevo in mano soltanto un foglio in cui si diceva che avessi avuto rapporti corruttivi con un imprenditore. Poi passa una settimana in cui continuo a non ricevere notizie dalla Procura. Scarico dal sito del Secolo XIX l'intera ordinanza del Gip che motivava le indagini in corso. La scarico io e la scaricano migliaia di persone. E in quell'ordinanza c'era un anno e mezzo di intercettazioni ambientali".

Gran parte dei passaggi che hanno riguardato Morettini e le tangenti che non ha mai preso sono stati ripercorsi su Radio Leopolda, nel podcast (In)Giustizia che è curato dall'opinionista Benedetta Frucci.

Al Giornale.it, Morettini aggiunge quanto segue: "I media avevano stralci delle ordinanze. E quindi in quei giorni fecero grandi titoli sui miei presunti affari". Il sistema dell'informazione diviene così il detonatore di una narrativa: "In quel modo, si decide di consegnare ai lettori delle pagine dei giornali la possibilità di costruirsi un'opinione sommaria sulle vicende giudiziarie in corso. Come se si sottraesse alla magistratura la facoltà di andare avanti nelle indagini". Morettini definisce tutto ciò "l'inizio della cultura giustizialista". La fuoriuscita di atti giudiziari è dunque il principio di una cultura complessiva che può investire le esistenze.

L'ex assessore sottolinea come la condanna preventiva dei media distrugga la reputazione. Morettini, a questo punto della storia, dà le dimissioni. E si ritrova senza reddito, con un figlio piccolo, e con tutto quello che può comportare in termini pubblici il sospetto che avesse avuto a che fare con soldi destinati alle mense scolastiche dei bambini. "Io ce l'ho fatta. Mi sono rimesso in piedi. Ben quattordici mesi dopo, il Pm ha detto che il fatto non sussisteva. Ho raccontato questa storia perché mi interessava far sentire qual è lo stato d'animo di una persona innocente che si trova in quel tritacarne".

L'ex amministratore genovese ci tiene a chiosare sul taglio che ha voluto dare all'opera: "Il libro è un racconto personale e non è un libro bianco sulle ingiustizie.

Ho cercato di essere equilibrato".

Quella volta che sono morto

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