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"Vergognoso strapotere delle correnti". Renzi mette a nudo le toghe

Il leader di Italia Viva si schiera contro la "correntocrazia" presente nella magistratura. Bordate pure a Bonafede. Applausi da Forza Italia e Lega (ma pure dal Pd)

"Vergognoso strapotere delle correnti". Renzi mette a nudo le toghe

Il leader d'Italia Viva Matteo Renzi è intervenuto poco fa in Senato, rimarcando tutta la distanza possibile tra l'idea di Giustizia promossa dal governo di Mario Draghi e quella che avrebbe dovuto prendere piede secondo i desiderata dell'ex ministro Alfonso Bonafede, ma attaccando pure la "correntocrazia" che alberga in parte della magistratura italiana. Forte anche il richiamo al rispetto delle guarentigie dei parlamentari.

Attraverso un annuncio circolato nel corso della mattina di oggi, l'ex presidente del Consiglio aveva anticipato i temi del discorso odierno. Argomentazioni che sarebbero state relative allo stato di salute della Giustizia italiana: "Questo pomeriggio - si leggeva sulla Enews - interverrò in Aula, al Senato, sui temi della riforma Cartabia e della giustizia penale. Sarà un intervento - aveva premesso Renzi - molto difficile, tra i più difficili della mia carriera. Ma sento il dovere di dire parole di verità sul momento incredibile che sta vivendo il mondo della magistratura nel silenzio dei più".

Il tutto mentre il governo si appresta ad incassare il voto favorevole del Parlamento alla riforma Cartabia, che viene ritenuta decisiva dalla maggioranza. In gioco c'è il futuro del sistema Giustizia in Italia. Sistema che grazie al governo Draghi è sempre più lontano dall'impostazione di Bonafede.

Italia Viva sostiene appieno l'azione del ministro della Giustizia: "La riforma Cartabia - ha esordito Renzi - , che noi voteremo con convinzione, è un ottimo primo passo e un primo passo, lo dice la storia, ti toglie da dove sei, dalla Bonafede, ma non ti porta ancora dove dobbiamo andare. Questa situazione avviene nel momento più tragico della storia del potere giudiziario nella storia repubblicana", così come raccontato dalla Lapresse. Insomma, quanto messo in campo dall'esecutivo potrà essere perfezionato tra qualche tempo, ma intanto la riforma consente di uscire dal guado giustizialista pentastellato.

Un altro "siluro", per così dire, riguarda il rapporto tra politica e magistratura: "Tanti di noi - ha fatto presente l'ex presidente del Consiglio - hanno rinunciato al gusto della verità per la paura. Perchè per anni abbiamo consentito di lasciare non a dei singoli magistrati ma alla subalternità della politica, il fatto che fossero i pm a decidere chi poteva far carriera politica e chi no, perchè abbiamo detto che un avviso di garanzia costituiva una sentenza di condanna. In questi anni - ha proseguito Renzi - il potere legislativo ed esecutivo hanno attraversato momenti di difficoltà, quello giudiziario mai, questo è il primo momento drammatico". "Crisi" è dunque una parola che la politica conosce bene, mentre la magistratura prenderebbe ora confidenza con i momenti no.

La politica viene richiamata a riappropiarsi del ruolo che le è proprio. Renzi si è soffermato pure sull'articolo 68 della Costituzione e sulla sua centralità: "Le guarentigie dei parlamentari sono costituzionalmente garantite e quotidianamente ignorate da un utilizzo mediatico della magistratura e delle indagini. Se non utilizziamo il tempo da qui al rinnovo del Csm, nel luglio 2022, per scrivere una pagina nuova, non importa chi sarà il prossimo a essere coinvolto, la vera vittima della nostra inerzia sarà la credibilità delle istituzioni e la dignità delle magistratura". La clessidra scorre.

Puntuale, l'ex premier, ha presentato anche la sua visione della situazione complessiva della magistratura, citando pure una "profezia" dell'ex direttore di Radio Radicale Massimo Bordin. Questi aveva pronosticato un futuro in cui "i magistrati si sarebbero vicendevolmente arrestati". Il leader d'Italia Viva, nel proseguo, ha posto accenti pure su quella che ha chiamato "correntocrazia": La 'correntocrazià dentro la magistratura del 2021 è come la partitocrazia nella politica del 1991"., ha tuonato, facendo dunque un'associazione. Poi la specificazione: "Il problema non è la separazione delle carriere, bensì lo strapotere vergognoso delle correnti della magistratura. Devi fare carriera se sei bravo non se sei iscritto ad una corrente".

Renzi, nella parte finale del discorso, ha preso atto delle scuse poste tempo fa da Luigi Di Maio sul modus operandi e sulla visione della giustizia dei pentastellati. Applausi scroscianti, al termine dell'intervento del leader d'Italia Viva, sono arrivati pure dagli scranni di Forza Italia, da quelli della Lega e da quelli del Partito Democratico.

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