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Il gol di Oslo e la politica dei tweet

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Entusiasmo in casa Boschi e dintorni per la notizia proveniente da Oslo: uguale stipendio per donne e uomini, fine della disuguaglianza. Così ha deciso la federazione calcistica norvegese. Chiariamo subito l'equivoco e la propaganda di regime: il bel gesto è quello dei maschi calciatori norvegesi. Hanno deciso di ridurre di qualche migliaio di euro, da 697 mila a 639 mila, i loro compensi collettivi, così permettendo che le loro colleghe calciatrici possano raddoppiare il salario, finora fermo a 330 mila euro. Ma, attenzione: la parità vale soltanto per chi gioca in nazionale e non nei club, inoltre il taglio dei calciatori è relativo ai compensi derivati dagli sponsor, oltre mezzo milione di euro. C'è una ragione ed è sacrosanta. Bravi ma lenti quelli della federcalcio di Oslo: infatti la nazionale femminile norvegese ha la bacheca carica di onori, un titolo mondiale, due europei e un oro olimpico, dunque meriti conquistati sul campo, anche con un pallone d'oro ottenuto da Hege Riise nel '95, con altre due norvegesi sul podio, argento e bronzo.

La nazionale maschile di football non risulta negli archivi maggiori, non ha mai conquistato un titolo che sia uno, ha esportato buoni calciatori nei club più importanti d'Europa, ma non ha mai raggiunto la scena europea e mondiale, scivolando all'ottantaseiesimo posto della classifica Fifa, mentre le ragazze sono al dodicesimo.

Il raddoppio dello stipendio era un atto doveroso e dovuto, lo dicono gli almanacchi ed è diventato un buon alibi per arrivare alla storica uguaglianza, di facciata. Infatti non c'è nessuna parità effettiva nel resto del calcio norvegese, anzi; c'è una Eliteserien che riguarda il football maschile e una Toppserien (era Eliteserien ma è stata cambiata l'insegna) per le ragazze, con compensi nettamente diversi. La stessa Norvegia, paese culturalmente e socialmente aperto, sta pagando il conto dell'immigrazione, il governo ha istituito corsi specifici di insegnamento per integrare gli extracomunitari in una realtà difficile da accettare e opposta a quella originaria, soprattutto tra i sessi. Ci sono stati casi di violenza sulle donne e alcune sono arrivate a cambiare il colore biondo naturale dei capelli per una tinta meno «acchiappante». La notizia ha tuttavia gonfiato il mondo delle anime dolci. L'entusiasmo di queste ore, le reazioni euforiche alla decisione norvegese, fa dimenticare che in Italia già esiste da sempre una parità di salari tra uomini e donne.

Non certo nel calcio, dove il rapporto tra le due nazionali, maschile e femminile, è di 100 a 1. Ma nella politica. Dovrebbe saperlo proprio il sottosegretario Maria Elena Boschi: alla Camera e in Senato, non c'è alcuna differenza di compenso tra deputati e deputate. E la Boschi non gioca a pallone.

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