Dal governatore Emiliano alla Boschi. Quando l'M5s strillava su posti e paghe

Il leader grillino chiedeva addirittura di abolire le assunzioni fiduciarie

Dal governatore Emiliano alla Boschi. Quando l'M5s strillava su posti e paghe

Roma - Nel 2014, la ricetta del Movimento Cinque Stelle per migliorare la Pubblica Amministrazione consisteva soprattutto in un punto: «l'abolizione dello spoil system». Tradotto: stop alle nomine fiduciarie per i dirigenti della Pa. Il concetto, per paradosso, è proprio quello utilizzato da Luigi Di Maio per la scelta della sua compaesana Assia Montanino, 26 anni, nel ruolo di capo segreteria in uno dei ministeri chiave della nuova legislatura. Quattro anni fa, i parlamentari grillini alla Camera, scrivevano un post sul Blog di Beppe Grillo per denunciare le chiamate di amici e parenti negli uffici della Pa. Si indignavano i portavoce: «Siamo stanchi di vedere nominare amici e parenti dei politici con incarichi di alta dirigenza nella Pubblica Amministrazione». Quindi l'attacco a Renzi, allora al governo: «Renzi non è stato da meno, nominando a Palazzo Chigi il capo dei vigili di Firenze». Con riferimento alla fedelissima renziana Antonella Manzione. Infatti il Giglio magico era una vera ossessione. A partire da Marco Carrai, amico fraterno dell'ex premier, nel 2016 accusato da Grillo di essere uno «spione».

Il motivo? Era in pole position per sedere a capo di una nuova agenzia di cybersicurezza nel dipartimento di Palazzo Chigi. Stesse accuse rivolte a Emanuele Boschi, fratello di Maria Elena, a gennaio 2018. Boschi Jr aveva ottenuto una consulenza dalla coop «rossa» Ccc di Bologna per uno stipendio di 150mila euro all'anno. Il sito grillino «L'onesto» rilanciava: «Vergogna! Sistemato anche l'altro fratello della Boschi».

Un altro fratello, Alessandro Alfano, assunto nelle Poste nel 2013. Il M5s fu il primo a denunciare il caso in Parlamento. Per poi mettere il carico nel 2016, presentando una mozione di sfiducia nei confronti dell'allora ministro degli Interni. Nella battaglia in Aula era in prima linea Alessandro Di Battista, frontman dei grillini nelle battaglie «anti casta».

Negli anni, i pentastellati hanno sfruttato abilmente ogni nomina per attaccare gli avversari. Anche a livello locale. Un altro esempio è il caso di Elena Laterza, portavoce e fidanzata del governatore pugliese Michele Emiliano. Nel marzo del 2017 è stata assunta a tempo indeterminato in Regione Puglia. Con Antonella Laricchia, capogruppo M5s in consiglio regionale a fare la maestrina. Diceva Laricchia: «La scelta di nominare la compagna rientra nei limiti della liceità, ma è inopportuna». E via con i distinguo su ogni nomina. Da Nord a Sud. Dalla Campania di Vincenzo De Luca al Trentino Alto Adige e alla Lombardia.

Per non parlare dell'indignazione sui «super stipendi». Proprio come i 72mila euro all'anno di Assia Montanino. Basta guardare lo storico del Blog delle Stelle, ex Blog di Grillo. L'attuale ministro Riccardo Fraccaro due anni fa si scagliava contro gli stipendi dei burocrati. Ecco l'invettiva: «Tutti i partiti tutelano i privilegi», riferendosi a un presunto aumento delle paghe per i dirigenti che sarebbe stato nascosto nella riforma costituzionale di Renzi. Nello stesso anno, il 2016, il M5s presentava alla Camera un emendamento per ridurre gli stipendi della Rai. Con tanto di intervento infuocato in Aula della deputata grillina Mirella Liuzzi. Due anni prima un'altra interrogazione per estendere il tetto dei 240mila euro annui per i manager della Pa anche a Bankitalia. Il Movimento ha attaccato i compensi lauti a tutti i livelli. Dai «super stipendi» per la Fondazione del Libro di Torino a quelli della fondazione lucana per Matera2019 capitale della cultura. E poi i salari dei manager sanitari in Campania oggetto degli strali della consigliera regionale Valeria Ciarambino.

Quelli dei direttori delle Asl in Emilia Romagna, a novembre 2017 motivo di preoccupazione per la consigliera regionale Giulia Gibertoni. L'elenco delle polemiche grilline sull'argomento è lunghissimo. Ora è cambiato tutto.

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