Il governo annuncia l'abolizione dei ticket. Ma taglia le detrazioni sulle spese sanitarie

Un piano per escludere i redditi alti dagli sgravi su farmaci e prestazioni

Il governo annuncia l'abolizione dei ticket. Ma taglia le detrazioni sulle spese sanitarie

Roma - Si scrive abolizione dei ticket su prestazioni e diagnostica sanitaria, si legge aumento delle tasse. Il governo è a caccia delle coperture per la manovra da 3,4 miliardi che arriverà a giorni. Forse un po' dopo il Def, ha annunciato il ministro dell'Economia durante l'incontro con i parlamentari del Pd.

Pier Carlo Padoan è stato molto vago sui tagli alle spese, anche perché in questo capitolo potrebbe rientrare il riordino delle Tax expenditures. Le 444 agevolazioni fiscali che si sono stratificate negli anni. Spesso micromisure settoriali, varate dai governi per motivi elettorali.

Sono anni che i governi tentano una riforma complessiva delle spese fiscali, ma non ci riescono.

Questa volta qualcosa potrebbe arrivare al consiglio dei ministri, come anticipato dal Giornale sabato scorso. In particolare si pensa a un taglio delle detrazioni per le spese sanitarie. Accompagnato, per renderlo più digeribile, da una riforma dei ticket. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin oggi incontrerà i rappresentanti delle regioni e illustrerà il piano. Anche perché le entrate dei ticket vanno alle autonomie locali.

L'idea di fondo è quella di fare pagare «i ricchi» e fare quel tanto di cassa che serve alla manovra (oppure al Def e alla prossima legge di Bilancio). I ticket, è il ragionamento di Lorenzin, valgono tre miliardi sui 113 del Fondo sanitario nazionale, c'è quindi il margine per eliminare la tassa sulla salute introdotta negli anni Ottanta, con una serie di misure compensative. Tra queste c'è l'ipotesi di annullare le detrazioni del 19% per farmaci e spese mediche oltre una certa soglia di reddito oppure di individuare una franchigia in base al reddito, superata la quale le prestazioni sarebbero a pagamento. Altre ipotesi sul tavolo sono quelle di rivedere le soglie di esenzione (valore 8 miliardi di euro) spostandole verso le fasce più deboli, i poveri e gli anziani, e l'avvio di una nuova revisione della spesa sanitaria affidando la responsabilità della manovra alle singole regioni.

Misure presentate come una rimodulazione per facilitare i redditi più bassi, ma che rischiano di diventare un semplice aumento di tasse a danno dei redditi più alti.

Così come è stato ipotizzato, questo piano non può fare piacere all'ex premier Matteo Renzi, che si è opposto al riordino dei bonus fiscali. Come altre misure teoricamente a invarianza di gettito (ad esempio la riforma del catasto) rischiano di tradursi in aumenti delle tasse. Le regioni hanno presente il problema. «È evidente che non è possibile cancellare i ticket sanitari prima di capire come si finanzia il sistema. Anche perché non si può caricare tutto sul fondo sanitario.

Ma credo che i tempi siano maturi per mettere mano alla questione e rimediare a situazioni paradossali legate all'attuale sistema», ha spiegato Antonio Saitta, coordinatore degli assessori regionali alla Sanità. Tradotto: date altre entrate alle regioni, magari più certe dei ticket. Il taglio alle detrazioni è una risposta valida per i governatori. Molto meno per i contribuenti.

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