Il governo blocca la legge che aiuta chi si difende

Il Consiglio dei ministri contro le misure del Veneto sul patrocinio legale gratuito per i cittadini che reagiscono agli assalti in casa. Zaia: «Assurdo, resisteremo»

Il governo blocca la legge che aiuta chi si difende

C'è chi lo considera l'ennesimo passo indietro sulla legittima difesa. Mentre la riforma si allontana dal traguardo dell'Aula per tornare in commissione Giustizia alla Camera, il governo blocca una norma con cui la Regione Veneto, sulla scia dei «casi Stacchio» - il benzinaio di Vicenza finito a processo per aver sparato contro un rapinatore armato - ha istituito un fondo per coprire le spese legali dei cittadini vittime di criminalità. E per assicurare il patrocinio gratuito a tutti quei veneti che da un giorno all'altro rischino di ritrovarsi nell'aula di un tribunale a dover dimostrare di essersi solo legittimamente difesi dal rapinatore che li ha assaliti a casa loro.

Una norma fortemente voluta dal governatore, Luca Zaia, per tentare di alleviare il calvario giudiziario a cui è sottoposto chi si trova nella «disgrazia di dover reagire per proteggere la propria incolumità fisica e dei familiari». Nient'altro che la messa in pratica di un «principio di civiltà», dunque, in attesa di una modifica al codice penale per ora imbrigliata nel dibattito parlamentare. E invece, niet. Quel principio è incostituzionale, secondo il governo. Il Consiglio dei ministri di venerdì ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge di Stabilità regionale 2016 che contiene la misura già votata e approvata dal consiglio, ma riservata a chi risiede nel territorio da almeno 15 anni. Solo ai veneti doc, quindi. E che per questo «viola il principio di uguaglianza» dice Palazzo Chigi, oltre a invadere «l'esclusiva potestà legislativa statale sulla materia dell'ordine pubblico e della sicurezza, nonché dell'ordinamento penale».

Uno stop che ha tanto il sapore di un segnale politico più che di un intoppo giuridico, agli occhi di Zaia, pronto a blindare le ragioni del fondo davanti alla Consulta. «Sappia il governo - annuncia - sempre restio quando si tratta di difendere il diritto all'incolumità dei cittadini e dei tutori dell'ordine che ho già dato mandato all'avvocatura regionale di resistere in giudizio contro questa assurdità, per non definirla peggio». L'impugnazione da parte del Consiglio dei ministri riguarda infatti anche un altro fondo istituito nella stessa legge e con il medesimo criterio, per offrire il patrocino legale la copertura delle spese mediche anche agli agenti delle polizie locali e delle forze dell'ordine. «Sono punti del nostro programma incardinati in un provvedimento approvato dal consiglio regionale» ribatte il presidente leghista. «Io personalmente e la mia giunta difenderemo questa legge che aiuta il cittadino ad avere giustizia». Lo stesso vale per «la difesa del diritto delle nostre polizie municipali ad avere quelle tutele che lo Stato non sa garantire loro».

Altrimenti, si legge tra le motivazioni della presentazione della proposta datata giugno dell'anno scorso, si rischia di incorrere nel paradosso per cui «qualsiasi reo possa godere di indubitabili benefici normativi tra cui il patrocinio gratuito», mentre «una persona irreprensibile che osi difendersi si veda addirittura

incriminata per omicidio volontario o per eccesso di legittima difesa». Costretta ad affrontare tutto ciò che comporta un processo. Le spese, certo. Ma anche l'angoscia e la paura. Per cui invece non esiste rimedio economico.

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