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Governo da bollino rosso tra prescrizione e Gregoretti

Settimana cruciale per la tenuta della maggioranza Domani il vertice sul nodo giustizia, poi il voto su Salvini

Governo da bollino rosso tra prescrizione e Gregoretti

È la maggioranza dei processi e delle manette. Domani a Palazzo Chigi ci sarà un vertice per sbrogliare la matassa della prescrizione, giovedì in giunta al Senato arriva il caso Gregoretti: i renziani hanno annunciato che voteranno per spedire a processo Matteo Salvini, nel mirino del tribunale dei ministri di Catania. È un percorso accidentato per tutti quello che i parlamentari trovano dopo le vacanze di Natale. I Cinque stelle sono dilaniati da faide e defezioni, la politica internazionale vive ore drammatiche, il Medio Oriente è una polveriera e la Libia, a due passi da casa nostra, un campo di battaglia.

Molti pensano che le ambizioni del Governo si misureranno soprattutto con il risultato delle elezioni in Emilia-Romagna, fissate per il 26 gennaio. Una sconfitta del Pd provocherebbe una crisi a cascata dell'esecutivo, ma il logoramento della coalizione taglia trasversalmente tutti o quasi i temi dell'agenda. Ecco dunque la riunione fissata per domani nel tentativo di trovare un punto di equilibrio fra le diverse linee: più garantista il Pd, sulle barricate i 5 Stelle che sventolano la bandiera dell'onestà. Di Maio sembra intenzionato ad andare fino in fondo e a non mollare la presa su un tema così identitario come quello della giustizia. Ma la capriola dei 5 Stelle che sul caso Diciotti avevano spalleggiato l'allora ministro dell'Interno, potrebbe avere contraccolpi sull'opinione pubblica.

La riforma Bonafede è entrata in vigore il 1 gennaio, la prescrizione ora viene congelata dopo il verdetto di primo grado, un cambiamento da brividi con i tempi lenti del sistema giudiziario italiano. Ora il Pd reclama più equilibrio, per evitare drammatiche attese di anni e anni, ma l'impressione è che i giochi siano fatti nel segno del giustizialismo. Solo Renzi si mette di traverso e i suoi minacciano di votare il disegno di legge targato Forza Italia; i Cinque stelle potrebbero concedere qualcosa senza cedere sulla sostanza. Anche perché Di Maio e Zingaretti si sono visti a sorpresa nei giorni scorsi, rilanciando l'intesa sul nuovo modello elettorale: si va verso il tedeschellum, proporzionale con sbarramento al 5% che metterebbe in difficoltà i partner più piccoli della coalizione. Insomma, i due leader provano a costruire un'alleanza duratura e la giustizia, in questo contesto, non può essere motivo di rottura.

Ma le variabili in gioco sono tante: il 15 gennaio la Consulta potrebbe dare disco verde al referendum della Lega che va in direzione opposta: eliminare la quota proporzionale dal sistema attuale, il Rosatellum, per trasformare in chiave maggioritaria i meccanismi del voto. In questo caso, l'unico modo per evitare le urne sarebbe una legge dall'impianto maggioritario.

Spinte e controspinte. Un quadro complesso, complicato dalla vicenda della nave Gregoretti: i numeri sono da plotone di esecuzione. Tutta la maggioranza spinge per mettere in mano alla magistratura i destini di Salvini, sotto accusa per sequestro di persona. Si può non essere d' accordo con le idee di Salvini ma fa impressione che si cerchi la scorciatoia giudiziaria e che la gestione dei flussi migratori debba essere affrontata in un'aula di tribunale. Con la coppia Di Maio-Conte pronta a sganciarsi e ad affondare l'ex titolare dell'Interno dopo averlo difeso nel precedente round della Diciotti.

Davvero si può pensare di pesare con il metro del codice penale una questione che è stata al centro del dibattito e dell'azione del governo per mesi? In Giunta Salvini parte sconfitto, ma in aula a febbraio nulla è scontato e le certezze della vigilia potrebbero liquefarsi.

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