Il governo cerca soldi in casa: stretta sulle doppie residenze

Pronto il giro di vite contro l'evasione di Imu e Tasi: marito e moglie obbligati a dichiarare lo stesso tetto

Il governo cerca soldi in casa: stretta sulle doppie residenze

Marito e moglie saranno «obbligati» a dichiarare di vivere sotto lo stesso tetto. Nella buona e nella cattiva sorte. È la principale novità del pacchetto di emendamenti dei relatori alla manovra presentato ieri in commissione Bilancio al Senato. Superato lo scoglio di plastic e sugar tax, azzerato il maggior prelievo sulle auto aziendali con la stangata da 300 milioni sulle lotterie istantanee e con la Robin tax da 670 milioni sui concessionari di servizi pubblici, ora maggioranza e governo possono dedicarsi alla «lista della spesa» da inserire nel ddl Bilancio.

Ovviamente, per finanziare le «mance» servono coperture finanziarie. E, dunque, la prima stretta arriverà su Imu e Tasi, semplificando la vita a quei Comuni a vocazione turistica che ospitano molte seconde case. Ogni nucleo familiare potrà indicare una sola abitazione principale. Lo scopo dichiarato è proprio quello di evitare che uno dei coniugi prenda la residenza fittizia nel Comune in cui a sede la seconda casa per evitare di pagare Imu e Tasi. Poiché «l'attività di indagine» richiede tempo e personale agli enti locali, con questa innovazione il gettito si dà per recuperato.

Tra le altre novità, oltre al previsto inserimento in manovra del decreto Alitalia che rifinanzia con 400 milioni fino a fine maggio la ex compagnia di bandiera, si segnala la proroga della stabilizzazione dei precari della sanità fino al 2022, nuove assunzioni alle Capitanerie di porto e all'Avvocatura dello Stato e l'esclusione dell'Inps dalla spending review sul capitolo informatica. Nell'ambito dell'unificazione delle imposte municipali, invece, è stata prevista una riduzione dei canoni per i mercati settimanali dal 30 al 40 per cento. Nella trentina di emendamenti spuntano inoltre 500mila euro per i teatri italiani all'estero. Altri 500mila euro andranno al ministero dello Sviluppo per l'assunzione di consulenti per la struttura dedicata alle crisi d'impresa. Visti gli scarsi risultati su Alitalia e Ilva, è difficile stabilire se questa sia una notizia buona (per l'assunzione di tecnici competenti) o cattiva (per la maggiore spesa).

Un altro nodo da non sottovalutare è la complessità dei passaggi parlamentari. La manovra inizierà a essere votata da domani in commissione Bilancio (quando arriveranno anche le «richieste» della Camera), mentre tra giovedì e venerdì andrà nell'Aula di Palazzo Madama per il voto di fiducia. Altri 7 giorni saranno necessari per il passaggio formale a Montecitorio, che dovrebbe approvarla senza modifiche in modo tale da concludere l'esame in seconda lettura, al massimo lunedì 23 dicembre, , come da calendario definito dalla Conferenza dei capigruppo. Se la road map sarà rispettata, il decreto fiscale collegato alla manovra, che scade il 25 dicembre (già approvato con voto di fiducia dalla Camera), potrà arrivare nell'Aula del Senato da martedì 17 dicembre per l'ultimo passaggio. Il problema è rappresentato dagli altri tre decreti prossimi alla decadenza che attendono una conversione. lIl più urgente è il decreto Clima, che scade il 13 dicembre. Già licenziato dal Senato, sarà all'attenzione dell'Aula della Camera da domani.

Il 10 dicembre andrà a Palazzo Madama, invece, il decreto Sisma (scade il 23 dicembre), mentre il decreto Scuola (scadenza 29 dicembre) non potrà essere esaminato dai senatori prima del 17 di questo mese. Basta un inciampo sulla manovra per far crollare questo castello di carte.

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