Il governo dice sì al petrolio. L'ira No Triv: traditi da M5s

Di Maio dà il via libera alle trivellazioni, ma il ministro dell'Ambiente Costa frena e accusa: «Tutta colpa del Pd»

Il governo dice sì al petrolio. L'ira No Triv: traditi da M5s

L'ennesima mutazione genetica rispetto al Movimento delle origini. L'ennesima giornata di confusione nel governo, con un botta e risposta tutto interno ai Cinque Stelle. Il dietrofront di Luigi Di Maio è scritto nero su bianco nel Buig (Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse) emesso proprio dal ministero dello Sviluppo Economico, guidato dal capo politico del M5s. Nel documento sono pubblicati una serie di decreti ministeriali con cui il «governo del cambiamento» ha dato il via libera o prorogato alcune concessioni per trivellazioni sulla terraferma e rinnovato permessi di ricerca nell'area del Mar Jonio. Le trivelle della discordia sono a «Bagnacavallo» e «San Potito», in Emilia Romagna, e tre nuovi permessi di ricerca di idrocarburi in mare, tutti tra Puglia e Calabria. In più c'è la polemica, in Basilicata dove si voterà per le regionali nel prossimo maggio, scoppiata prima delle vacanze di Natale, sulla presidenza del Consiglio che si è costituita in giudizio davanti alla Corte Costituzionale in un ricorso presentato dalla Regione Basilicata per conflitto di attribuzione Stato-Regione sul nuovo impianto di trivellazione petrolifera chiamato «Masseria La Rocca». Senza dimenticare il passo indietro del premier Giuseppe Conte per quanto riguarda il gasdotto Tap in Salento.

Una tempesta perfetta di promesse disattese. Così, mentre Di Maio autorizza, il ministro dell'Ambiente Sergio Costa prova a metterci una pezza, incolpando i governi precedenti. «Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò - ha scritto su Facebook - non sono diventato Ministro dell'Ambiente per riportare l'Italia al Medioevo economico e ambientale». Prosegue Costa: «I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il concepimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell'Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra amica dell'ambiente».

Poi spiega che la posizione del governo non è cambiata: «Siamo e resteremo contro le trivelle. Quel che potevamo bloccare lo abbiamo bloccato. E lavoreremo insieme per inserire nel dl Semplificazioni una norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise». Infine getta acqua sul fuoco: «Incontrerò personalmente i comitati No Triv di tutta Italia».

Dai comitati anti-trivelle, nel pomeriggio, è arrivata la voce di Enzo Di Salvatore, costituzionalista e autore dei quesiti del referendum del 2016. Di Salvatore, interpellato da Huffington Post, ha commentato: «Tutto quello che avevamo contestato ai precedenti governi viene attuato da quello attuale».

Il governatore pugliese Michele Emiliano del Pd ha annunciato l'intenzione di voler impugnare le nuove autorizzazioni rilasciate dal Mise, parlando di «bieca ipocrisia» da parte del governo. E Di Maio ha ironizzato: «Spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato. Ma non sarà un ricorso contro Di Maio, bensì un ricorso di un governatore del Pd contro un'autorizzazione rilasciata dal Pd».

È stato il sottosegretario grillino Davide Crippa a spiegare come le tre

autorizzazioni in mare siano eredità del governo Gentiloni e si è detto «disponibile a incontrare le associazioni, convinto che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni».

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