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Il governo disertò il vertice Ue sull'emergenza mascherine

Italia assente in Lussemburgo lo scorso 31 gennaio. Lo studio: 63 esortazioni europee a tagliare costi sanitari

Il governo disertò il vertice Ue sull'emergenza mascherine

A convocare il vertice, come prevedono le procedure, erano stati il commissario europeo alla Sanità, la cipriota Stella Kiriakides, e quello alle emergenze, lo sloveno Janez Lenarcic. L'appuntamento era per il 31 gennaio scorso, con un ordine del giorno di quelli delicati: il Comitato per la sicurezza sanitaria, in inglese Health security committee (Hsc), è l'organismo dell'Unione che coordina a livello europeo la risposta rapida a pericoli per la salute pubblica. In tempi di Covid trionfante ogni convocazione diventa l'invito a una specie di vertice di guerra e i rappresentanti dei singoli Paesi sono sempre, disciplinatamente, quasi tutti presenti.

Quasi, purtroppo. Perché al vertice del 31 gennaio scorso mancava l'Italia. A denunciarlo è stato ieri Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo. Consultati i verbali del meeting, Fidanza ha diffuso ieri una nota indignata in cui sottolinea la gravità dell'assenza: «Lo stesso giorno in cui il premier Conte proclamava lo stato di emergenza, nominava Angelo Borrelli commissario e si apprestava a chiudere i voli diretti con la Cina». La latitanza italiana al vertice del Lussemburgo ha avuto, secondo l'esponente di Fdi, conseguenze immediate: «Beffa delle beffe, in quella riunione i rappresentanti di quattro governi europei chiesero alla Commissione europea di adoperarsi per reperire mascherine in caso fosse esplosa un'emergenza sanitaria più violenta. Ovviamente l'Italia non chiese nulla poiché assente. Mentre il premier si attribuiva pieni poteri il resto delle strutture ministeriali dormivano sonni profondi. E così è stato purtroppo nelle settimane successive fino all'esplosione del focolaio di Codogno. Di questo a fine crisi il governo dovrà rendere conto».

La materia sanitaria è campo d'azione dei governi o addirittura, come in Italia, delle Regioni. Ma all'Unione fanno capo una serie di organismi di coordinamento. Tra gli altri il Comitato per la sicurezza, che favorisce lo scambio di informazioni tra i vari Paesi, si occupa di promuovere la loro preparazione, coordina la programmazione e l'azione a fronte di rischi e situazioni di emergenza in campo sanitario. Tra i compiti c'è anche quello di deliberare sulle comunicazioni agli operatori sanitari e al pubblico, affinché siano fornite notizie corrette e coerenti.

Quella di Fidanza non è stata l'unica notizia di ieri a collegare politica dell'Unione europea ed emergenza sanitaria. Sui tavoli romani di governo e opposizione circolava ieri un dossier fatto preparare da un deputato al Parlamento di Bruxelles, Martin Schirdewan, che rappresenta Die Linke, il partito tedesco della sinistra estrema. Il titolo «Discipline and Punish», viene di solito tradotto in italiano con «Sorvegliare e Punire», ed è l'espressione spesso utilizzata per stigmatizzare la politica di pura austerità di bilancio perseguita dalla Commissione.

Proprio questo tipo di atteggiamento è finito nel mirino di Schirdewan e dei suoi ricercatori. Lo studio, che ha la data del mese di febbraio, mette in relazione politiche di austerità e raccomandazioni fatte ai governi dagli organismi comunitari, in nome degli abbondantissimi poteri ormai riconosciuti a Bruxelles dalla normativa più recente (dal cosiddetto Six Pack al Fiscal compact) ricostruendo poi il loro impatto sociale.

La parte sottolineata ieri in rosso dai politici italiani è quella in cui Schirdewan ha individuato ben 63 raccomandazioni europee che invitavano a tagli in qualche modo collegati alla spesa sanitaria.

Nel momento in cui il governo italiano si appresta, da qui alla fine di aprile, a giocare la partita degli Eurobond o quella di un Mes a bassa condizionalità e limitato alla spesa sanitaria, poter far valere un impatto negativo dell'austerità fiscale sulla crisi del Coronavirus, diventa un importante atout da farpesare sul tavolo delle trattative.

E anche la Linke può dare una mano.

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